«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26,4). Una sezione del lungo libro del profeta Isaia, nella sua prima parte, è contrassegnato come «Apocalisse» e contiene due inni di ringraziamento. Uno di questi, inneggia a Gerusalemme, la città santa eretta da Dio con le sue mura alte come salvezza e rifugio per i giusti ed evoca l’amore saldo di Colui che assicura la pace. Il cammino di Avvento prospetta come meta il luogo dell’incontro con l’Emmanuele, il Dio con noi, nei luoghi santi nei quali si respira l’aria di Dio resa ancora più salubre dalla ricchezza del suo amore. La venuta del Signore nelle sembianze di un bimbo, rivissuta nel mistero del Natale come rievocazione della sua prima venuta nella carne, induce a superare gradualmente la tenuta di ciò che si vede ed attira l’attenzione (l’esemplificazione del presepe e di tutto ciò che ruota attorno) ed a puntare decisamente occhi e cuore su una considerazione più teologica ed essenziale, sostenuta dalla Liturgia di questi giorni, molto espressiva ed accattivante. È necessario il salto nella fede, non sempre facile, attraverso la conduzione sistematica e paziente e l’introduzione nella comprensione più adeguata dei testi sacri. Le emozioni di questa primissima fase si concentrano nell’accoglienza delle grandi verità è delle stimolazioni della Parola a confidare nel Signore la vera roccia dell’esistenza. Dio è davvero roccia di verità, base certa per la fondazione della propria vita con la sicurezza di andare su con l’assistenza ed il sostegno giornaliero del Creatore che guarda sempre con interesse la creatura e lo indirizza, già in questa vita, al gusto dell’infinito. P. Angelo Sardone