«Superando le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio» (2Cor 8,5). Notoriamente la seconda lettera di Paolo ai Corinti, presenta e documenta la colletta organizzata
per la comunità cristiana di Gerusalemme, i santi, onde invitare i destinatari e con loro tutti quelli che avrebbero letto la lettera, alla generosità. Il resoconto è puntuale e ricco di particolari, anche con l’intento di spronare i cristiani di allora a mettere in pratica la fede accolta col battesimo, con la pratica delle opere buone. Ed a testimonianza di quanto si è fatto e raccolto, cita le Chiese della Macedonia che, nonostante la grave tribolazione soprattutto da parte degli Ebrei che erano influenti in tutta la regione e la povertà nella quale versavano, avevano sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità, dando molto di più di quanto i loro mezzi consentissero. È significativo un passaggio nel quale l’Apostolo confessa la sua positiva confusione dinanzi a quanto essi hanno compiuto nel superare qualunque speranza che egli potesse avere in loro. Si tratta di una loro disposizione interiore nel donarsi a Dio ed anche a Paolo grazie ad un interiore impulso della volontà di Dio. I Macedoni si rivelano autentici pionieri dell’impegno caritativo cristiano. I criteri della carità sono molto diversi da quelli amministrativi soppesati dall’accortezza e programmazione, perché sono pilotati direttamente dal cuore generoso di Dio che incita i fedeli con impulsi interiori, a dare generosamente proprio sull’esempio di Cristo che si è fatto povero per arricchirci della sua povertà. P. Angelo Sardone