«Vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù» (At 13,32-33). Il lungo ed articolato discorso di Paolo ha il suo culmine nell’annunzio del kerigma: Cristo è morto, Cristo è risorto. É questo il nucleo essenziale dell’annunzio di ogni tempo e la base primordiale della fede cristiana. Ciò si pone in continuità con tutto ciò che era stato scritto di Gesù, anche se gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi pur non avendolo riconosciuto con la condanna a lui inflitta, hanno contribuito a realizzare le profezie. Il loro compito si è concluso con la deposizione dalla croce e l’affidamento al sepolcro. La risurrezione è opera esclusiva di Dio Padre che in questa maniera ha adempiuto la sua promessa. Ora il dono della conoscenza di questa nuova via passa ai pagani per via della testimonianza degli Apostoli e di quanti con loro se ne fanno promotori. Ancora una volta l’Apostolo fonda le radici delle sue affermazioni nella Scrittura perché da essa, come da un prezioso giacimento, provengono le verità che andranno man mano a consolidarsi. Nei nostri tempi un ricorso maggiore e competente alla Scrittura, soprattutto da parte di noi sacerdoti, più che alla sociologia ed alla psicologia, aiuterebbe con frutto tanti fedeli nella via della fede, liberando il cuore e la mente da false ideologie destinate a cadere, consolidando i valori che sono trasmessi nella catechesi e nei sacramenti. Il popolo di Dio, saggio e desideroso davvero di camminare, questo ricerca, sia dall’altare che da ogni esperienza di formazione, più che performances di discutibile efficacia. P. Angelo Sardone