«Se vivete secondo la carne, morirete. Se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete» (Rm 8,13). Attenta e puntuale risulta la disamina di S. Paolo nella delicata trattazione agli abitanti di Roma degli elementi di novità che devono contraddistinguere i cristiani dai pagani. La dialettica della carne (la parte inferiore dell’uomo) e dello Spirito (la parte superiore) e le conseguenti loro opere, lo vedono appassionato assertore della verità e di affermazioni perentorie contro le falsità determinate dal modo perverso di vedere e giudicare le cose sante. Se i cristiani vivono secondo la carne, cioè secondo le tendenze istintive e passionali che degenerano in lussuria, potere sfrenato, dominio e possesso, avranno la morte spirituale, cioè la morte eterna. Se invece, per la forza dello Spirito e le sue tendenze faranno morire in se stessi le azioni del corpo, cioè se sapranno tenere sotto controllo le pulsioni istintive determinate dalla concupiscenza e dire no alle inclinazioni di passioni ed istinti legati prevalentemente alla corporeità, al mondo, ed a se stessi, si acquisteranno la vita eterna. La corporeità è di grande valore umano e spirituale: non si tratta di annullarla ma di evitare comportamenti ed azioni asservite agli istinti più bassi di egoismo e di sopraffazione sugli altri. I peccati sessuali disonorano il corpo. La meraviglia che si prova dinanzi alle cose create non deve far sfuggire quella che si prova guardando a se stessi (S. Agostino). Mediante l’unione a Cristo il corpo risorge a vita nuova ogni giorno ed esprime tutta la bellezza della libertà del vero amore che è dono, sacrificio, impegno, responsabilità. P. Angelo Sardone