S. Antonio di Padova ha una grande risonanza nella spiritualità rogazionista e di S. Annibale, essendo stato scelto da lui come benefattore insigne degli istituti, che dal santo padovano prendono appunto il nome di “antoniani”. Tutto cominciò nell’ottobre 1887 quando il domestico di una nobildonna maltese residente a Messina, Susanna Consiglio vedova Miceli, da lei incaricato portò al Quartiere Avignone e consegnò a S. Annibale la somma di £ 60 perchè si comprasse pane ad onore di S. Antonio per gli orfanelli del canonico Di Francia. In questa maniera intendeva adempiere il voto fatto in occasione del colera scoppiato nella città dello Stretto durante l’estate e dal quale lei e la sua famiglia erano rimasti incolumi. Fu rinverdita così una antica devozione detta del “Pane di S. Antonio” risalente agli inizi del culto antoniano. Questa risorsa fu ritenuta da S. Annibale provvidenziale per il sostegno alimentare e strutturale dei suoi orfanotrofi e tale è rimasto finora. S. Antonio è il tipico esempio di “buon operaio del vangelo” intento a diffondere la Parola di Dio con lo sguardo compassionevole e misericordioso verso il gregge stanco e sfinito senza pastore del mondo intero e di ogni tempo. P. Pantaleone Palma che collaborò efficacemente con S. Annibale nella diffusione dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni e nell’Unione sacerdotale di preghiera per le vocazioni, e della devozione del Pane di S. Antonio, fu intelligente organizzatore delle segreterie antoniane per la diffusione del culto a S. Antonio e la ricaduta dei benefici provvidenziali sugli istituti antoniani. Ultimamente le edizioni Shalom hanno pubblicato a firma di P. Angelo Sardone, l’opuscoletto “Il Pane di sant’Antonio, una sempre attuale risorsa di carità verso i poveri“.