La Liturgia ha trasferito alla giornata odierna la solennità dell’Annunciazione del Signore che cadeva quest’anno nel pieno della Settimana Santa. Prima della riforma liturgica il carattere era prevalentemente mariano. La Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium (4 dicembre 1963) prescrive che «l’animo dei fedeli sia indirizzato prima di tutto verso le feste del Signore, nelle quali, durante il corso dell’anno, si celebrano i misteri della salvezza» ai quali è associata la beata Vergine Maria. Per questo, l’evento è del Signore vero Dio e vero uomo: diede inizio al mistero dell’Incarnazione di Dio come uomo nel grembo di Maria, come sottolineato dalla scelta del 25 marzo, nove mesi prima del Natale. Un legame vitale unisce Gesù, il Figlio, a Maria, la Madre. Il dato biblico, datato intorno al 732 a.C. è legato al celebre oracolo di Isaia comunicato al re Acaz. La «giovane donna», Maria, concretizza il volere di Dio aderendo al nunzio celeste, l’angelo Gabriele che va da lei, residente a Nazaret, un villaggio fino ad allora mai menzionato nella Sacra Scrittura e le porta il lieto annunzio chiedendo la disponibilità al disegno di salvezza. Superate le titubanze la Vergine accoglie il messaggio dichiarandosi «la serva del Signore». In quell’istante il suo grembo fu fecondato dallo Spirito Santo e in esso il Figlio di Dio si fece carne. In pegno di ciò la tradizione cristiana e la pietà popolare invoca Maria tre volte al giorno, all’aurora, a mezzogiorno e al tramonto con la preghiera dell’Angelus Domini per ricordare questo evento di salvezza. La Santa Casa di Nazaret, custodita all’interno della basilica di Loreto, è la memoria visibile del mistero dell’Annunciazione-Incarnazione di Gesù. Auguri vivissimi a tutti coloro che portano il nome di Nunzio/a, Nunziatina, Tina e derivati. P. Angelo Sardone