«Avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, caparra della nostra eredità» (Ef 1,14). Il Battesimo conferisce la grazia. Lo Spirito la completa mediante il gesto sacramentale dell’imposizione delle mani che esprime la sua effusione su quanti la ricevono e l’unzione del sacro crisma, olio profumato consacrato dal vescovo il giovedì santo. Come nel Battesimo l’unzione col crisma è fatta sul capo, nel sacramento della Cresima, dal vescovo è fatta sulla fronte, dopo aver imposto la mano, dicendo: «Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono». In questa maniera il cristiano chiamato ad essere adulto nella fede e soldato di Cristo, riceve come una impronta spirituale indelebile che si chiama “carattere”: è così configurato a Cristo e da Lui riceve la grazia di spandere il “buon profumo” tra gli uomini (cfr 2 Cor 2,15) difendendo la fede, diffondendola, «per riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi» (Papa Francesco). Il sigillo è come un marchio indelebile che contrassegna per sempre e suggella un diritto di proprietà. Come nell’antichità, esso ha un valore anche giuridico: il proprietario contrassegna le cose o le persone come suo possesso e le marchia. Il sigillo dello Spirito è il segno dell’appartenenza a Dio, un segno che non viene mai meno, nonostante la creatura possa recedere dal patto. Per questo S. Ambrogio esortava a conservare ciò che si è ricevuto dal momento che «Dio Padre ti ha segnato, ti ha confermato Cristo Signore e ha posto nel tuo cuore quale pegno lo Spirito». Questo dono va custodito con grande attenzione ed impegno, sostenuti dai benefici che da esso ne derivano. P. Angelo Sardone