Il santo con la “clientela universale”

«Il Signore benedice la dimora dei giusti. Dei beffardi egli si fa beffe e agli umili concede la sua benevolenza» (Pr 3,34). Il Libro dei Proverbi, il più tipico della letteratura sapienziale, con 31 capitoli, viene attribuito al grande re Salomone. Nell’indicare le modalità di acquisto della sapienza, sono fatte note le gioie del saggio che è beato se ha trovato la sapienza: ha lunghi giorni da vivere e cammina sicuro per la sua strada. Il testo liturgico odierno si adatta bene alla memoria di S. Pio da Pietrelcina (1887-1968) uno dei santi più noti e venerati al mondo. La sua «clientela», disse S. Paolo VI «è universale», non perchè fosse un filosofo o un sapiente, ma perché «diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera». Frate cappuccino, dal 20 settembre 1918, per cinquant’anni portò impresse su mani, piedi e costato le stimmate di Gesù esercitando il suo ministero sacerdotale soprattutto nell’esercizio giornaliero della riconciliazione per la quale era grandemente ricercato. Il suo nome è legato a S. Giovanni Rotondo, nel Gargano, dove visse gran parte della sua vita, prediligendo in particolare gli ammalati nello spirito che curava con la grazia ed anche quelli nel corpo per i quali promosse la realizzazione di Casa sollievo della sofferenza, un ospedale tuttora molto efficiente ed all’avanguardia. La grandezza della sua santità è dentro la sua preghiera assidua, la fedeltà ed obbedienza alla Chiesa, l’umiltà e la costanza perseverante del suo impegno sacerdotale e religioso. I gruppi di preghiera che portano il suo nome, sono «come piccole api spirituali, che portano nel loro alveare miele e cera, dolcezza e pace, concordia, umiltà e pietà». È l’autentica santità, come la sua, che salva il mondo. P. Angelo Sardone