La semina del mattino
200. «Ogni sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati (Eb 5,1). La trattazione teologica del sacerdozio di Cristo nella Lettera agli Ebrei tocca il vertice nell’affermazione di Cristo sommo sacerdote in grado di compatire le infermità, superiore al sacerdozio levitico, mediatore di una migliore alleanza sigillata col suo sangue. A lui deve ispirarsi ogni sacerdote ministro della Chiesa se vuole dare pieno senso alla sua vocazione ed al suo ministero. Luogo di provenienza è il popolo di Dio, gli uomini, tra i quali viene preso, scelto, per essere costituito tale per il bene degli uomini in tutto ciò che riguarda e si riferisce a Dio. Il suo compito è l’offerta non solo dei doni e dei sacrifici, ma soprattutto di se stesso: “l’offerta, cioè la vittima, è inseparabile dal sacerdote” (Giovanni Paolo II). La sua condizione di uomo, seppure trasformato dalla grazia dell’ordine sacro, non lo eleva alla condizione di superuomo, ma lo impegna in un cammino virtuoso di testimonianza, umiltà ed esempio in tutto. La scelta di Dio non è in base al ceto sociale dell’uomo, alla sua intelligenza o al potere, ma è determinata esclusivamente dall’amore, perché l’uomo diventi amore fino a dare la propria vita per gli altri. Lungi dalla sua mente il carrierismo, lo stato sociale elevato o favorito, la smania di incensi, paramenti dorati, berrette e codazzi cardinalizi. Cristo rifiuta queste modalità, chiedendo invece di scarlatto, la tunica della Passione ed il sangue dell’oblazione e del sacrificio. E questo, ogni giorno. P. Angelo Sardone