La semina del mattino. «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4,10). Le conseguenze della colpa originale diventano immediatamente drammatiche: il primo omicidio della storia perpetrato da Caino nei confronti di suo fratello Abele lo dimostra ampiamente. Colui che era stato considerato da Eva un “acquisto da Dio” diviene strumento di morte per un innocente “generato”, a causa dell’invidia. La loro diversa identità, Caino coltivatore della terra ed Abele pastore di greggi, li pone in una situazione di disparità davanti agli occhi di Dio che gradisce Abele e la sua offerta e non Caino ed i frutti del suolo. Ciò rimane un mistero. L’invidia nei confronti del fratello acceca i suoi occhi di ira funesta fino ad indurlo all’omicidio. La voce del sangue dell’innocente si innalza potente fino al cielo e Dio chiede ragione al fratello omicida che cerca di defilarsi dalla sua colpa dichiarando di non essere custode di Abele. Tuona potente la voce di Dio “Che cosa hai fatto?” Caino ammette la sua colpa, la definisce così grande da non poter ottenere il perdono ed è consapevole di dover andare ramingo sulla terra col rischio di essere ucciso. Nel suo amore, paradossalmente Dio impone un segno a Caino per preservarlo da chiunque volesse ucciderlo per vendetta. Anche dinanzi al delitto più efferato, Dio manifesta la sua misericordia, mai discompagnata però dalla giustizia. A volte si vuole ridurre Dio ad un concentrato di pietà e misericordia eludendo la giustizia che è la prima forma dell’amore e del perdono autentico. P. Angelo Sardone