268. «In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo» (Ez 37,27). Il nostro Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi. I filosofi antichi nelle loro riflessioni erano riusciti a dare un nome a dio ed a concepirlo in maniera diversa, come relazione fondamentale con l’uomo. Per tanti di loro pur nella sua generosità e nella realizzazione creativa della realtà umana, Dio rimane estraneo e talora impassibile, “immobile”, dinanzi alle vicende umane. L’uomo sembra abbandonato al proprio destino. La visione cristiana della vita e la fede nel Dio uno e trino, offrono le coordinate della Rivelazione che manifesta il nostro Dio creatore e redentore. Egli è interessato all’uomo, alla sua realizzazione, alla sua salvezza. Il nostro è un Dio che sta con noi, che ha posto la sua dimora in mezzo a noi. Egli conduce la storia e la ricapitola tutta in Gesù di Nazaret, uomo-Dio che non disdegnando la natura umana si è fatto in tutto uguale a noi fuorché nel peccato, per ricondurre a Dio l’uomo sedotto dal peccato. Come nel Vecchio Testamento la presenza di Dio e la sua dimora era significata nell’Arca che conteneva le tavole della Legge, col mistero della morte e risurrezione di Cristo e la nascita della Chiesa, nuovo popolo di Dio, la presenza di Dio abbraccia l’universo ed è attestata particolarmente nella realtà nel mistero dell’Eucaristia, la “presenza” per antonomasia di Cristo. Dio vive con noi, cammina i nostri stessi passi, è più vicino di quanto possiamo credere, ci nutre con la sua Parola ed il suo Corpo, ci chiama ogni giorno a realizzare la nostra personale vocazione. P. Angelo Sardone