Dio non abbandona la terra e l’uomo perché li ama profondamente. Se l’egoismo è fonte di miseria e di morte, l’amore di Dio manifestato nell’atto supremo della morte del suo Figlio, è l’attestato più convincente del suo interesse per tutte le creature. Oggi, venerdì santo, contempliamo e viviamo la morte di Gesù Cristo in croce, fatto storico e valore umano e spirituale che va ben oltre il credo cristiano. Attestata dalla Rivelazione e documentata dalla Storia e da Millenni di Tradizione, la croce di Cristo, insieme con la sua risurrezione, è la fonte ed il centro della fede cristiana. Oggi siamo particolarmente avvolti da un cupo e misterioso silenzio che induce alla condivisione del dolore, fa tacere la mente e la immerge nella contemplazione del misterioso dato di fede. Esso induce alla compassione, impone la sosta, genera una riflessione profonda. Il silenzio della natura, l’irreale silenzio che in questi giorni avvolge le strade, le attività, le chiese, si conforma al silenzio di Gesù sulla croce, interrotto da poche parole, sette in tutto. L’epilogo del suo annunzio evangelico è la consegna dell’umanità a Maria, madre di tutti i redenti, il grido lacerante del dolore per l’abbandono subito anche da parte del Padre, il grido soffocante del distacco dalla vita e la consegna dello Spirito. In questa morte trova risposta il perché della nostra morte, ed anche quella di tanti fratelli e sorelle in questa assurda pandemia. Gesù è il grande sconfitto dalla vana giustificazione di una religiosità ottusa e legalista, dalla superbia e dall’egoismo dell’uomo, dalla sua volontà perversa, capace di stravolgere la natura fisica ed umana. Vero agnello che toglie i peccati del mondo, esaltato dal Padre sulla croce, è soprattutto il grande trionfatore sulla morte e sul peccato. Nella croce c’è tutto il peso dell’amore, quello di Dio e quello dell’uomo: la croce è la più grande opera di salvezza. La mente superba dell’uomo che ha “cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine dell’uomo corruttibile” si arrende ora dinanzi al fatto eclatante: Dio ha salvato l’uomo con la croce e la morte del suo Figlio. Proprio questa morte “ha rotto la nostra indifferenza” (G. Papini). Tutto questo esige silenzio e contemplazione. P. Angelo Sardone