«Viene il giorno del Signore, perché è vicino, giorno di tenebra e di oscurità, giorno di nube e di caligine» (Gl 2,1-2). Il tema escatologico del giorno del Signore annunziato dal profeta Malachia, viene integrato dalle indicazioni altrettanto incisive del profeta Gioele uno degli ultimi esponenti della corrente profetica. Il suo libro, di appena 4 capitoli, ha un sentore propriamente liturgico, tanto da essere molto presente nelle attuali liturgie quaresimali. Dal flagello delle cavallette che invadono e distruggono tutto, come fosse un grande esercito, si passa all’enunciazione del «giorno del Signore», un’era nuova che prevede l’effusione dello Spirito. La liturgia di lutto e di supplica si sviluppa con un lamento di desolazione sul paese e l’invito ad un cambiamento radicale in vista del giorno del Signore, dal quale si può essere liberati solo con la penitenza e la preghiera. Gli elementi simbolici presentati non sono esclusivamente quaresimali ma abbracciano la vita di ogni giorno. Cilicio, pianto, vestito di sacco, digiuno, riunione sacra sono tutte primitive componenti di culto che hanno trovato spazio ed utilizzazione nella liturgia della Chiesa. Il giorno del Signore viene presentato come un giorno di allarme e devastazione, di tenebra ed oscurità, che incute terrore. Quando verrà nessuno lo sa. Gli eventi storici passati devono essere di insegnamento Occorre comunque essere sempre pronti, sapendo leggere i segni dei tempi che, in questi ultimi giorni, sono paurosi e lasciano senza parole. Nella prospettiva biblica e speriamo anche la nostra attuale, deve esserci
un popolo grande e forte. P. Angelo Sardone