«Sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia» (Ml 3,19).La conclusione dell’Anno liturgico si caratterizza come una sintesi del cammino fatto, in prospettiva analoga della fine dell’esistenza dell’uomo e delle cose create. Il mese stesso di novembre che è lo scenario temporale col richiamo al mistero della morte e della conclusione della vita sulla terra, evoca le cose ultime, che si dicono “escatologiche” e prevedono scenari dolorosi e talora anche apocalittici. Il linguaggio biblico, proprio in questa prospettiva, offre spunti vari di epoche diverse che conducono il filo del racconto in chiave di conclusione del tutto. In genere sono i profeti che ne parlano, da quelli dell’Antico Testamento fino a Gesù nei cosiddetti discorsi escatologici e Giovanni nell’Apocalisse. Malachia, vissuto dopo la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, ultimo dei profeti minori, vive in un periodo di corruzione profonda ad ogni livello. Annunzia l’arrivo di una nuova era: un messaggero inviato da Dio convertirà il cuore degli uomini con un intervento non indolore: fuoco che fonde e brucia, lisciva, il sapone del tempo, che lava lo sporco materiale e morale. Giovanni Battista riprenderà alla lettera queste indicazioni. Gesù piangerà su Gerusalemme che non ha ascoltato le sue parole. Sembra la storia di oggi. Si guarda alla fine del mondo con paura, ma a volte non si fa nulla per cambiare se stessi e le situazioni compromesse di vita. I cambiamenti climatici, i ricorrenti eventi sismici, le guerre, l’odio razziale, le crisi diverse sparse in tutto il pianeta, turbano momentaneamente ma poi tutto torna come prima. «Il tempo è vicino» afferma Giovanni (Apc 22,10). Occorre pensarci seriamente. P. Angelo Sardone