251. «Bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita» (Dt 4,9). Il cammino del popolo d’Israele verso la Terra promessa è una grande scuola di vita. Tra i libri del Pentateuco quello dell’Esodo è “l’abbozzo della nostra redenzione” in quanto, secondo la sua etimologia, significa partenza, inizio del grande atto salvifico di Jahwé. L’esperienza quarantennale del suo cammino, ha portato il popolo eletto a percorrere non la via dei Filistei, la strada principale che collegava l’Egitto con la terra di Canaan, protetta da grandi fortezze egiziane, ma ad evitarla. Ciò determinò anche il lungo viaggio e tutte le conseguenze. Nell’esodo il popolo vedeva la radice del suo essere nazione, della sua fede nel Dio vero e nella Sua volontà di salvezza. Questo è il motivo per il quale, soprattutto i profeti, vedevano il contrasto tra le gesta di Dio a favore del popolo e la sua costante infedeltà. Le cose viste e sperimentate erano davvero tante, a cominciare dalle dieci piaghe inflitte da Dio all’Egitto, alla celebrazione della Pasqua, dallo strepitoso passaggio del Mar Rosso, al cammino nel deserto, dal dono dei Comandamenti alla privazione del pane, della carne e dell’acqua, dalla fedeltà di Dio, alla stanchezza di fede. Ripetutamente il Signore attraverso Mosè ricorda al popolo la fedeltà all’alleanza e la memoria puntuale di tutto ciò che gli è capitato, tenendolo a mente per tutto il tempo della vita. L’insegnamento storico si applica al nuovo popolo d’Israele, la Chiesa, che spesso, infedele, non ricorda adeguatamente e quindi a non orienta i propri passi sulla strada del suo esodo che conduce alla salvezza eterna. P. Angelo Sardone