«Ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli» (Apc 5,5). La grandiosa visione della maestà infinita di Dio, riserva al profeta Giovanni un rotolo scritto dentro e fuori, sigillato con sette sigilli, a manifestare l’assoluta segretezza cui sono soggetti i disegni di Dio. Solo l’Agnello, cioè Gesù Cristo è in grado di svolgere il rotolo e leggerlo. Dinanzi all’impossibilità umana di leggere autonomamente, la reazione è quella del pianto, immediatamente sedato dall’espressione di uno degli Anziani presenti davanti al trono, densa di citazioni bibliche con connotazioni messianiche: «ha vinto Gesù, il leone della tribù di Giuda, il germoglio di Davide». Solitamente questo passo nella Tradizione che fa riferimento a S. Antonio di Padova ed alla devozione nei confronti del grande Taumaturgo, viene detto il «Breve di sant’Antonio». Come riferiscono alcune biografie, il Santo suggerì in sogno ad una donna portoghese vessata da tentazioni diaboliche, compreso il suicidio, di adoperare proprio queste espressioni «Ecco la croce del Signore; fuggite potenze nemiche poiché ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide». L’invocazione ebbe e continua ad avere una grande diffusione tra i fedeli e devoti antoniani per il suo carattere propriamente esorcistico. Dal 1614 entrò a far parte del Rituale Romano: con il segno della croce si invoca l’aiuto di Dio di fronte alle frequenti tentazioni del Maligno. Per questo non c’è bisogno di ricorrere all’esorcista perché l’efficacia dell’azione contro il male sta nella potenza della preghiera e nella qualità della vita cristiana senza peccati. É facile reperire il Breve stampato su carta o su stoffa ed è devozione, non talismano, portarlo addosso. P. Angelo Sardone