«Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi» (Zac 8,23). La ricostruzione del tempio di Gerusalemme richiama oltre lo splendore della casa di Dio, il desiderio di recarvisi per supplicare il Signore degli eserciti. È Dio stesso a ricordarlo al suo popolo attraverso la voce profetica di Zaccaria. Vi è di più. Il luogo sacro diviene la meta anche per altri popoli numerosi e potenti soprattutto perché lì si trova il Signore che accoglie, parla, dona vita e sicurezza. L’esperienza spirituale degli Ebrei ed il loro rapporto con Dio, secondo la Parola, deve essere talmente accattivante e convincente che uomini provenienti da tutte le lingue del mondo vorranno raggiungere la terra benedetta di Sion perché sanno che si tratta del Signore che abita in mezzo al popolo, l’Emmanuele, il Dio con noi. Il testo profetico è di sorprendente attualità perché riporta da una parte la sacralità e la maestosità della casa di Dio, dall’altra la testimonianza dei credenti, il cui esempio incita anche chi non crede, ad andare per vedere se tutto quello che hanno udito corrisponde a verità. La vita dei cristiani, oggi, in una società a sempre minore densità di fede, deve diventare il volano per tutti i popoli che dovrebbero poter dire: vogliamo venire anche noi, ci affascina la cosa. La testimonianza è attraente più che le parole che non convincono. Non è lo sfarzo liturgico e la pomposità dei gesti, ma la coerenza evangelica che attrae ed induce a cercare il Signore. Nonostante le forti contraddizioni sociali, politiche e morali, il bisogno di Dio permane nel profondo della vita. È indice non solo della precarietà dell’esistenza umana, ma soprattutto del fascino che Dio stesso sprigiona nel cuore e nell’animo delle sue creature. P. Angelo Sardone.