«Si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata» (Rom 1,21). Il primo capitolo della lettera ai Romani è una lettura quanto mai realista non solo della situazione del tempo di S. Paolo ma anche di quella attuale: gli uomini pur avendo avuto una conoscenza di Dio attraverso le sue opere, non hanno agito di conseguenza. Una società pagana con la mente votata al piacere ed al godimento fa da sfondo alla trattazione teologica che evidenzia la condizione disonorevole di chi si lascia andare in ogni forma di impurità, scambiando la verità con la menzogna. Ciò che maggiormente contrasta con il volere di Dio e la sua amorevole attenzione per le creature è l’empietà e l’ingiustizia che soffocano la vera pietà e la giustizia. Non c’è scusa perché ciò che di Dio si può comprendere è manifesto. La mancanza di gloria e di ringraziamento a Lui ha generato un labirinto di ragionamenti vani ed una ottusità di mente ottenebrata dall’egoismo e dall’edonismo. La situazione è desolante: la sapienza è diventata stoltezza, la gloria di Dio è stata sostituita da una immagine umana, da uccelli, quadrupedi e rettili. L’impoverimento non solo spirituale, ma anche intellettuale ha fatto scendere verso l’idolatria. Fa davvero impressione constatare come queste verità affermate con estrema sincerità e senza paura, siano rivolte ai cristiani di Roma, in genere Giudei passati alla nuova dottrina del Maestro di Galilea, ma non solo a loro. Sono attuali e spietatamente vere anche oggi, la cui società non è da meno di quella della Roma antica. P. Angelo Sardone