«In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» (1Gv 4,10). La prima Lettera di S. Giovanni apostolo è una sintesi mirabile del concetto e della realtà dell’amore che è Dio. La manifestazione più concreta di questo amore è il dono del Figlio unigenito che da dato la vita per la salvezza del mondo. La rivelazione puntualizza che è Dio che ci ha amato per primo. La dimostrazione viene da esempi pratici che Cristo ha offerto e da risposte concrete da parte degli uomini. La Liturgia odierna celebra la memoria dei tre fratelli di Betania, Marta, Maria e Lazzaro, grandi amici di Gesù. Sulla scia di quanto aveva già fatto S. Giovanni Paolo II, papa Francesco ha decretato nel 2021 la celebrazione congiunta. I tre sono accomunati da un identico, intenso amore per Gesù di Nazaret, sotto forma di ricambio grato e riconoscente al particolare suo amore ed alla manifesta amicizia con la quale Egli si rapportava con loro. Betania era una stazione missionaria sistematica dove il Maestro si fermava assaporando i valori ed il calore della famiglia ed il grande dono dell’amicizia e della condivisione umana. Gli episodi evangelici lo testimoniano con sobrietà ed intensità. Marta è nello stesso tempo un modello di attività di accoglienza ed una testimonianza tenace di fede. Maria scelse la parte migliore accogliendo docilmente la Parola di Gesù, e diviene esempio di scelte contemplative. Per Lazzaro morto, Cristo autore della vita, pianse e lo richiamò in vita dal sepolcro. Da questi esempi luminosi deriva l’obbligo del comandamento nuovo donato da Cristo: amarsi gli uni gli altri per poter rimane nell’amore di Dio e per Dio. P. Angelo Sardone