«Ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò» (Gn 17,5). La storia del grande patriarca Abramo avviata con la sua risposta alla chiamata di Dio, si colora gradualmente di elementi che evidenziano sempre più l’amore di Dio per l’uomo ed il suo riscontro fiducioso e fedele alla alleanza stipulata. Il cambio del nome di una persona, spesso riportato nella Sacra Scrittura, indica la sua nuova identità che si realizza in una missione ben precisa. Nel caso di Abram, si passa etimologicamente dal significato originario di «alto padre», ad Abraham, cioè «padre di una moltitudine». Dio stipulò con Abramo il suo patto nel segno della circoncisione. La conferma biblica si ha anche in una celebre citazione di S. Paolo che afferma che coloro che appartengono a Cristo sono discendenza di Abramo ed eredi della promessa (Gal 3,29). La moltitudine di nazioni discendenti da Abramo è testimoniata sia da Ismaele, il figlio nato da Agar, la schiava egiziana di Sara, che dai sei figli generati da Keturà, donna che Abramo aveva sposato dopo la morte di Sara, e che diventeranno precursori delle tribù arabe. Il Signore gli aveva preannunziato una grande fecondità a patto della sua fedeltà all’alleanza, promettendo a lui ed alla sua progenie il possesso eterno della terra di Canaan. Per questo le grandi religioni, l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam sono comunemente dette «religioni abramitiche», perché hanno tutte la comune discendenza da Abramo. Essere stirpe di Abramo, secondo la concezione paolina comporta l’obbedienza a realizzare la conversione in vista del giudizio del mondo che avverrà secondo giustizia (At 17,9). P. Angelo Sardone