La semina del mattino
109. «Per grazia siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio» (Ef 2,8). Grazia e fede sono due termini teologici di grande importanza che attraversano tutta la Sacra Scrittura a cominciare dal patriarca Noè (Gen 6,8) fino al saluto conclusivo dell’Apocalisse (Apc 22, 21). S. Paolo li adopera molto nelle sue lettere. La relazione con Dio si stabilisce per mezzo della sua grazia e della fede, entrambi suo dono. Grazia significa favore, benedizione, soccorso gratuito di Dio, partecipazione alla vita divina; introduzione nell’intimità della vita della Trinità. Indica la condizione di amicizia con Dio ed è prerogativa essenziale di salvezza. Per essa, a partire dal Battesimo, il cristiano diviene tempio dello Spirito Santo, vive i sacramenti, gode la pace. La prima opera della grazia dello Spirito Santo è la conversione; con la spinta della grazia, l’uomo si volge verso Dio e si allontana dal peccato, accogliendo così il perdono. La grazia che è santificante, si perde con il peccato mortale e si riacquista col sacramento della Riconciliazione. La fede, mentre è un dono soprannaturale di Dio, è un atto umano personale e cosciente di libera risposta ed adesione dell’uomo alla iniziativa di Dio, alla rivelazione, in forza di una fiducia a Lui accordata. Credere è un atto che fa pregustare la conoscenza completa e profonda della vita senza fine: crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che è proposta dalla Chiesa come verità rivelata. La grazia salva, la fede sostiene. Quanta responsabilità per questi doni e quanta ignoranza, leggerezza e superficialità nella conoscenza e nella pratica di queste realtà! P. Angelo Sardone