261. «Il Signore me lo ha manifestato e io l’ho saputo; mi ha fatto vedere i loro intrighi» (Ger 11,18). La vicenda storica ed umana del profeta Geremia è disseminata di avversioni, rifiuto del popolo, solitudine, sospetti, dolore. Il tutto è determinato dal misterioso affidamento da parte di Dio di una missione improvvida, irta di difficoltà e rifiutata tassativamente dai suoi conterranei. La potenza della Parola di Dio metteva in luce e contraddiceva i ragionamenti e le vedute del popolo, sempre molto accomodante e facilmente impressionabile dalle cose serie e decise pronunziate dal profeta. Tante volte nella solitudine della vita l’unico conforto del profeta era il Signore è la sua confidenza in Lui, riconoscendo la precarietà della sua esistenza e la difficoltà palese del suo insegnamento realistico e duro, osteggiato e rifiutato. Il Signore non mancava di comunicargli, insieme con la necessaria forza per far fronte alle situazioni di disagio, la verità, l’ostilità e gli intrighi del popolo e del gruppo di facinorosi ostili alla sua predicazione. Questa situazione spesso si riflette anche oggi nella vita di chi è chiamato dal Signore a farsi suo portaparola ed a trasmettere una verità talora scomoda per le orecchie pudiche e facilmente impressionabili di tanti cristiani che accomodano la loro vita tra le sensazioni spirituali ed il desiderio di perfezione reso improduttivo dalla mancanza di una decisione seria e ferma di cambiare. P. Angelo Sardone