«Gesù di Nàzaret l’avete crocifisso e ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere» (At 2,22-24). La Risurrezione di Gesù è il tema dominante della prima predicazione degli Apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo. Viene denominata col termine classico di «kérigma», cioè annunzio. Ormai non hanno più timore di nulla e di nessuno. L’incertezza, i dubbi, la paura che avevano manifestato nel corso della passione e della morte di Gesù sono stati annientati dall’evento della tomba vuota, dalla constatazione oculare fatta da alcuni di loro e, soprattutto, dall’apparizione che il Risorto stesso ha riservato loro. Il disegno di Dio si è compiuto pienamente in Gesù di Nazaret che, sottoposto al duplice giudizio umano, religioso dei Giudei e civile dei Romani, è stato condannato e messo a morte sulla croce. Il merito della Risurrezione è del Padre e della sua potenza, lo stesso che aveva operato grandi prodigi per opera di Gesù. Il suo corpo non poteva essere preda della corruzione e rinchiuso in un sepolcro. Il canto di Davide era profetico: «non abbandonerai la mia vita nel sepolcro né lascerai che il tuo santo veda la corruzione» (Sal 16,10). Ora tutto è chiaro, tutto è realizzato. Alla massima solennità dell’anno liturgico, segue la settimana dell’Ottava di Pasqua col giorno successivo denominato Pasquetta o «Lunedì dell’Angelo», perché ricorda l’incontro dell’angelo con le donne che erano giunte al sepolcro di Gesù e l’invito fatto loro di andare a comunicare agli Apostoli la notizia della risurrezione. C’è sempre un angelo sulla nostra strada che oltre comunicare la gioia degli eventi salvifici, indica una strada da percorrere per la vera felicità. P. Angelo Sardone