245. «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo sostegno» (Ger 17,5). È del tutto impressionante questa affermazione perentoria che proviene direttamente dalla bocca di Dio attraverso il profeta Geremia. Potrebbe sembrare sconvolgente una considerazione di questo genere che deve essere collocata in un contesto ben preciso. La durezza verbale riprende il primo dato che si riscontra nella cacciata dell’uomo dal Paradiso terrestre, quando il suolo della terra viene maledetto a causa dell’uomo, nel senso che verrà privato della ricchezza originaria e destinato a produrre cardi e spine. L’eccessiva sicurezza e la fiducia illimitata riposta nell’uomo e nella carne, cioè la parte debole, creaturale, in tutti gli aspetti fisici e morali, non va bene agli occhi di Dio. L’uomo rimane sempre e comunque un essere finito, non può mettersi a tu per tu con Dio, deve accettare il suo limite e deve reagire in maniera adeguata. La relazione che instaura con Dio è di dipendenza, dal momento che tutto viene da Lui. La relazione che instaura con l’uomo è sempre relativa, trattandosi di una creatura che, nonostante la sua intelligenza e le sue enormi capacità intellettive, volitive, creative, porta con se il limite derivante dal peccato e dal rifiuto di Dio. La stessa cosa dicasi per la carne, sinonimo di passione irresponsabile contro tutte le regole della natura e del buonsenso, quando eredita la potenza del peccato con i suoi desideri e le sue concupiscenze e produce opere cattive (Gal 5, 19), identificandosi in «carne di peccato» (Rom 8, 3). Dio è il solo vero sostegno. Alla maledizione, cioè il dire male, l’augurare male, non il male, si oppone la costante benedizione di Dio. P. Angelo Sardone