«Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore» (Sir 48,11). Il libro del Siracide, la «Sapienza di Sirach» tradotto in latino «Siracides» era detto anticamente «Ecclesiastico». Escluso dalla bibbia ebraica, è considerato ispirato nella tradizione cattolica. In una apposita e corposa sezione, quasi alla fine, in sette distinti capitoli (44-50) l’autore fa l’elogio di alcuni personaggi biblici «uomini di fede con opere giuste che non sono dimenticate» (44,10), dichiarando beati coloro che mediteranno queste cose e le metteranno in pratica con la garanzia di essere saggi e forti in tutto (50,28-29). Tra questi spicca Elia, «profeta di fuoco», uomo di zelo ardente ed operatore di prodigi, al quale da sempre la tradizione evangelica ha equiparato Giovanni il Battista, precursore di Cristo per la sua parola infuocata. Per questo, nel periodo dell’Avvento proprio all’inizio della Novena del Natale, la liturgia lo propone alla riflessione come testimone e modello di coerenza. Il compito cui fu designato da Dio è quello di «rimproverare i tempi futuri, placare l’ira prima che divampi, ricondurre il cuore del padre verso il figlio». Tutti coloro che lo hanno accolto si sono addormentati nell’amore e sono dichiarati beati. Questa felice constatazione richiede oggi come sempre, una attenzione particolare per saper attendere e vegliare, nonostante la stanchezza e la paura che attanagliano la vita di ogni giorno, guardando ai profeti ed imparando da loro. Ci si addormenta beatamente se si è saputo vegliare amorosamente nella carità che offre e soffre le conseguenze dell’amore. Se ci si affatica nel dinamismo del dono, si riposa tranquillamente nell’amore. P. Angelo Sardone