Il 19 marzo 1881 in occasione del pranzo preparato per i poveri al Quartiere Avignone a Messina, S. Annibale M. Di Francia per la prima volta celebrò la S. Messa in una casetta ripulita ed adornata che divenne un oratorio dedicato al S. Cuore. Anche se la celebrazione della Messa si ripeteva, essa non era che una apparizione e sparizione di Gesù in Sacramento. «Nasceva in tutti spontaneo il desiderio che l’oratorio divenisse sacramentale». Per ben 5 anni il Fondatore volle preparare quella gente a ricevere Gesù Sacramentato in forma stabile. Con una serie di industrie spirituali ed un intenso lavoro negli ultimi 2 anni i cuori furono eccitati alla fede e al desiderio di Gesù. Fu scelto il 1° luglio 1886, giovedì, come giorno per compiere il felice avvenimento. Alle ore 7.00 S. Annibale salì l’altare per il sacrificio eucaristico dinanzi agli orfani e alle orfane vestiti a nuovo. Dopo la S. Messa il SS.mo Sacramento fu posto in un ostensorio di argento massiccio, e, fatta la processione per le stradette del quartiere accompagnato dagli orfani e dai poveri, fu messo sopra un trono e vi rimase esposto per tutta la giornata. Non ci fu tempo per mangiare comodamente a tavola, per non lasciare l’adorazione dell’Ospite divino. A sera la benedizione eucaristica chiuse la memorabile giornata. I festeggiamenti per la venuta di Gesù in forma stabile nell’Opera rogazionista durarono alquanti giorni, per onorare il Sacramentato Gesù “venuto ad abitare in mezzo ai suoi figli, i poverelli”. Dall’anno successivo, il 1887, nacquero le Feste del 1° Luglio per commemorare questo evento e come “tributo annuo d’amore e di fede che tutta l’Opera offre a Lui nel Sacramento”. A Lui fu conferito ogni anno un titolo nuovo, come anche a Maria e talora a S. Giuseppe e S. Antonio di Padova. Questa pratica devozionale, a detta del Fondatore, è di “primordine”. S. Annibale diede i titoli a Gesù e a Maria per 40 anni fino al 1927; continuò poi il suo successore P. Vitale fino al 1936, anno cinquantesimo. Da allora Gesù viene invocato col titolo di «Divino Trionfatore». P. Angelo Sardone