«Il Signore Dio formò con la costola che aveva tolta all’uomo una donna e la condusse all’uomo» (Gen 2,22). Sin dalle prime pagine della Genesi, cioè le origini del mondo, la donna è protagonista con l’uomo delle vicende della vita e dei suoi rapporti con Dio. Secondo la narrazione biblica, ella compare nel mondo accanto all’uomo con l’espressione figurata della sua origine dalla sua costola, ad indicare il profondo rapporto che esiste con lui. Tratta dall’uomo, è condotta all’uomo che la riconosce come parte integrante dalla sua carne (la fragilità) e dalle sue ossa (la consistenza), realtà che si intersecano e passano dall’uno all’altra. Il suo stesso nome ishsha, donna, è il femminile di ish, uomo, quasi a dire «uoma», la medesima realtà, al maschile l’uno ed al femminile l’altra. Queste verità sono profondamente incise nella realtà umana e nella vera e completa considerazione dell’identità, del valore e del ruolo della donna nel contesto della famiglia e nella società civile ed ecclesiale di ogni tempo. La sua presenza accanto all’uomo è complementare, né superiore né inferiore, ma uguale. Il Talmud, uno dei testi sacri dell’Ebraismo, noto come insegnamento e frequentemente citato a proposito, mette in guardia dal non «far piangere la donna, perché poi Dio conta le sue lacrime!». La storia registra purtroppo ancora oggi lagrime abbondanti dovute alla violenza da lei subita, al mancato riconoscimento della sua identità e della preziosità accanto all’uomo in tutti i settori della vita. Grazie donna per quello che sei: figlia, sorella, madre, nonna, amica, consacrata a Dio. Grazie per quello che vali, per le tue parole e i tuoi silenzi, la tua fatica ed il nascondimento, la tua dolcezza ed il pudore, la tua delicatezza e la tua forza. Auguri a tutte le donne, nell’annuale celebrazione della loro festa. P. Angelo Sardone