Oggi è un giorno di speranza. In verità ogni giorno, per il cristiano, è giorno di speranza. La Domenica delle Palme che dà inizio alla Settimana Santa è preludio della Pasqua del Signore. Il rigore imposto dall’attuale situazione avvolge il cuore in un velo di malcelata tristezza per l’impossibilità di partecipare fisicamente nelle nostre chiese all’assemblea dei fratelli e alla comunione eucaristica. Come i discepoli, chiediamo a Gesù dove vuole che prepariamo per Lui perché possa mangiare la Pasqua. La sua risposta quest’anno, a pensarci, ci sorprende: «Il tempo è vicino. Voglio fare la Pasqua da te, nella tua casa, nell’intimità e nel calore della tua abitazione e della tua famiglia, autentica chiesa domestica». E’ il tempo dell’efficacia della grazia e Gesù viene a visitare la nostra casa ed a stare con noi. Prepariamo tutto l’occorrente per la singolare celebrazione: la mensa con la suppellettile più preziosa, il libro della Parola, il cero della fede, la palma di ulivo, i canti di gioia e, soprattutto, i nostri cuori. Gesù si siede con noi, parla dolcemente al cuore di ciascuno, sorride, asciuga qualche lagrima, si lascia accarezzare dai bambini. Seppure misticamente nel Cenacolo della nostra casa si rinnova l’Eucaristia, dono supremo dell’amore offerto sull’altare della croce, nell’attesa che si compia la “beata speranza”. In forza del sacerdozio battesimale, presentiamo i nostri doni: gioie e speranze, paure, tristezze e angosce di noi che siamo nella prova, dei poveri e dei sofferenti. Gesù, sommo ed eterno sacerdote, parla al cuore, dona un abbraccio di consolazione e di pace e consegna a ciascuno il pane della carità da condividere con gli altri con un gesto di amore: una telefonata, una preghiera, un pensiero affettuoso, una palma, espressioni tutte di solidarietà, condivisione e di vicinanza. Così questo giorno si qualifica ancora di più come “giorno della fede nel Signore crocifisso, morto e risorto”. Ed allora la speranza cristiana, la nostra speranza, diviene lievito e luce della stessa speranza umana. P. Angelo Sardone