243. «Su, venite e discutiamo, dice il Signore» (Is 1,18). La preghiera del cuore è frutto di un incontro e di un duplice atteggiamento, quello di Dio, accogliente e benigno, quello dell’uomo, bisognoso e richiedente. La creatura si apre al Creatore con fiducia e piena coscienza delle proprie colpe. Il Redentore viene incontro al peccatore e lo invita a “discutere”, nel senso di mettere in piano le esigenze della sua vita, i desideri, le colpe ed accogliere dal confronto la giusta risposta e l’appagamento della sua richiesta. Tutto è noto a Dio: qualunque bisogno, qualunque esigenza, ma vuole che ogni cosa gliela chiediamo perché in questa maniera si manifesti ancor di più il suo amore che sovrasta ogni creatura e la colma di beni. Anche dinanzi alla situazione umana e personale del peccato, Dio dall’alto della sua misericordiosa giustizia, scende a patti, rilevando il pentimento sincero dell’uomo, frutto di una revisione adeguata e seria, e trasformando il dolore in gioia, la paura in serenità. Il suo chinarsi verso la creatura non è manifestazione di debolezza e di scontato accomodamento ma partecipazione sincera del suo amore che è benevolenza, comprensione, accoglienza a braccia aperte del peccatore pentito. Con Dio però non si scherza, nel senso che non ci si può prendere gioco di Lui, confondendo la sua misericordia con l’ingenuità. La sua Parola, i Sacramenti donati da Gesù Cristo, soprattutto nei tempi forti dell’anno liturgico sono indispensabili per entrare in contatto con Lui col cuore e la mente contriti ed assaporare nella ricchezza del suo perdono, la dolcezza della sua misericordia. P. Angelo Sardone