256. «Non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente» (Is 65,17). La terribile esperienza dell’infedeltà del Popolo di Israele e della sua deportazione a Babilonia, vera e profonda purificazione, è sottolineata dai profeti come elemento di debolezza dell’uomo e di infinita grandezza e misericordia di Dio. La punizione redentiva porta i suoi frutti nella misura in cui il popolo si affida al Signore, ascolta la sua Parola, compie gesti concreti di penitenza. Dio rivela così ancora di più il tratto infinito ed essenziale del suo essere “benigno e misericordioso”. La sua azione di grazia vuole cancellare il peccato anche dalla mente di chi l’ha compiuto, prospettando cieli nuovi e terra nuova, dove tutto è rinnovato dal sacrificio di Gesù sulla croce, offerta oblativa che sana le ferite e perdona il peccato. La novità sempre presente dell’amore di Dio fa sì che non ci si ricordi più del passato, non viene più in mente, perché è ormai affidato unicamente alla bontà misericordiosa di Dio. L’uomo è in un certo senso perseguitato dal ricordo del passato e delle sue colpe. Il peccato, come scrisse Davide, gli sta sempre dinanzi. Ma la potenza dell’amore di Dio ha la capacità di sradicare dal profondo la colpa ed il peccato e di cancellarlo, e l’uomo garantisce il pentimento sincero ed il proposito fermo di non tornare a peccare. La Quaresima è tempo propizio per rivedere la propria vita, esaminare seriamente la propria coscienza e decidersi con ferma volontà a finirla con i propri peccati e con una vita che può risultare insulsa quando con facilità si lasciano convivere mistiche esaltazioni spirituali e bassezze morali e comportamentali. P. Angelo Sardone