«Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele» (2Sam 5,2).
L’anno liturgico si chiude con la 34ª domenica del Tempo Ordinario, Solennità di Cristo Re dell’universo, istituita da papa Pio XI l’11 dicembre 1925 al termine del Giubileo di quell’anno. La citazione evoca l’importante dato storico nel quale tutte le tribù d’Israele giunte ad Ebron unsero Davide re di Giuda e d’Israele. Nei Vangeli si parla spesso del Regno di Dio avviato da Gesù Cristo con la sua venuta sulla terra. Nel racconto della Passione di Cristo vi è un passaggio che richiama la sua regalità, sulla base di quanto Pilato aveva affermato e che egli stesso aveva ribadito «Tu lo dici, io sono re» (Gv 18,37). I soldati, infatti, lo avevano beffeggiato ed inscenato la parodia regale mettendogli in testa una corona di spine ed una canna in mano come scettro. Cristo Redentore è Re «in senso pieno, proprio e assoluto» (Pio XII) e Signore della storia e del tempo, l’Alfa e l’Omega (Apc 21,6). A Lui tutto è soggetto: il trono sul quale siede e regna è la croce, un trono scomodo dal quale manifesta il senso dell’offerta della sua vita per l’intera umanità. Il suo Regno è ultraterreno, è spirituale ed attiene alle cose spirituali, contrappone al regno di Satana e alle potenze del male. Si impone con la forza della verità e non con le armi: proclama la giustizia, l’amore e la pace! È presente nel mondo nel mistero e giungerà a perfezione con la seconda venuta di Cristo Re che giudicherà i vivi ed i morti. In questo regno viviamo anche noi, entrati a far parte con l’adesione alla fede mediante il Battesimo e la realizzazione della vita cristiana. Adoriamo Cristo Re, proclamiamo il suo Regno di luce e di verità attraverso la fedeltà e l’obbedienza al Vangelo ed alla Chiesa, sposa di Cristo. P. Angelo Sardone