Costretto a difendersi dall’accusa e dal rimprovero di aver mangiato a Giaffa con uomini non circoncisi, Pietro raccontò con ordine e precisione come erano andati i fatti. Mentre pregava, in estasi aveva avuto una visione misteriosa: vide come un recipiente calato dal cielo e sostenuto ai quattro capi. In esso c’era ogni sorta di animali e il Signore per tre volte gli ingiunse di mangiare ogni cosa, compresi gli animali che gli Ebrei ritenevano impuri, perché tutto era stato da Lui purificato. Pietro non comprese: questo il motivo per il quale per tre volte si ripeté la visione e l’ingiunzione, per confermarlo nella certezza che si trattava di qualcosa di divino. Sceso poi a Cesarea, sotto la forza dello Spirito si diresse a casa di Cornelio, un centurione retto, timorato di Dio che godeva di buona fama presso i Giudei ivi residenti. Qui capì che non occorreva più fare la distinzione tra Giudei e pagani in ordine alla comunità di vita e di mensa ed all’ammissione al Battesimo. L’apertura ai pagani, da lui avviata, corrispondeva alla volontà di Dio. Non si poteva continuare a rimanere nella cerchia dei Giudei che peraltro più volte avevano dimostrato chiaramente di non volerne sapere ed anzi avevano tenacemente avversato questa nuova apertura. L’imbarazzo di Pietro è sciolto dall’intervento diretto di Dio. Non ci si può attardare su cose sempre fatte e su cognizioni assodate quando invece è Dio stesso che dice il contrario. Questo vale anche oggi laddove però c’è la garanzia che viene dalla Chiesa. P. Angelo Sardone
«Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano» (At 10,15).
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