La semina del mattino
82. «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21). L’assidua ed itinerante predicazione di Gesù, lo rendeva disponibile a tutti. La folla aumentava sempre più attratta dall’autorità, dall’efficacia della sua parola e dai miracoli che compiva. Era gente di tutte le età, condizioni sociali e situazioni diverse. Tanti gli ammalati nel corpo. Fedele alla sua vocazione e missione di «mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a consolare tutti gli afflitti» (Is 61,1-2), Gesù si muoveva da una parte all’altra della Palestina, idealmente diretto, come nota S. Luca, verso Gerusalemme, per morire e risorgere. Sua madre Maria lo seguiva a distanza, in compagnia di altre donne e degli Apostoli, ma non voleva importunarlo per non distoglierlo, consapevole di quanto già a 12 anni quando era bambino, le aveva detto con tono deciso, di doversi interessare delle “cose del Padre suo”. Capitò che una necessità impellente la mettesse nella condizione di doverlo incontrare personalmente ed allora con i suoi accompagnatori tentò di avvicinarlo. Impossibilitati dalla ressa della folla, gli fecero sapere che desideravano vederlo. Il Maestro come incurante che si trattasse di sua madre, conscio del dovere impellente della predicazione, perché non «si mescolasse l’affetto della madre verso di lui e lo impedisse» (S. Agostino), diede la secca risposta: «È mia madre e sono miei fratelli coloro che mi ascoltano e mettono in pratica quanto io dico». Come a dire: il compito assegnatomi da Dio è superiore anche all’affetto più sacro della vita. P. Angelo Sardone