La desolazione di Israele e del tempio

«Priva d’offerta e libagione è la casa del vostro Dio» (Gio 1,13). Del profeta Gioele, il cui nome significa Jahwé è Dio, non si ha alcun dato agiografico. Le supposizioni critiche pongono il suo servizio ministeriale intorno al V secolo a.C. Il primo capitolo del suo libro, presenta una liturgia profetica di lamento: si apre con uno squarcio doloroso della situazione della terra e del tempio di Dio. Alla descrizione della piaga delle cavallette, gravissima nel Medio Oriente, si uniscono lamenti ed inviti alla conversione, al digiuno ed alla penitenza. Il testo con evidente allusione simbolica, fa riferimento all’invasione di un esercito straniero o ad una situazione apocalittica futura. Sono queste le gravi conseguenze dell’allontanamento da Dio che provocano a ritroso una situazione angosciante che aprirà il giorno del Signore. Sono coinvolti i sacerdoti ed il luogo sacro come oggetto della devastazione dell’Onnipotente. La natura stessa si presenta desolata: i semi sono marciti, i granai sono vuoti, il bestiame geme e le greggi vanno in rovina. Insieme con il grano è scomparsa la letizia e la gioia. Occorre proclamate un digiuno ed una riunione sacra per guardare le prospettive di questo giorno apocalittico. Il quadro desolante spesso è stato richiamato nel corso della storia della Chiesa e del mondo e sottolineato come tempo di prova e di forte sterilità spirituale. A La Salette ai due pastorelli impauriti dal racconto la Madonna piangente aveva evocato una situazione simile sottolineando l’infedeltà alla legge del Signore, la scarsezza dell’offerta delle opere buone nella Casa di Dio ma anche la necessità di una vera conversione. P. Angelo Sardone

Il SANTO ROSARIO DI MARIA

«Rallegrati, Maria, piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). La liturgia odierna celebra la Beata Maria Vergine del Rosario, memoria legata alla vittoria dei cristiani sui Turchi nella celebre battaglia navale di Lepanto (1571) nel corso della quale si avvertì l’efficacia della preghiera del popolo di Dio proprio attraverso l’uso della corona del Rosario. Secondo la Tradizione era stata la stessa Vergine Maria nel 1212 a consegnare a S. Domenico di Guzman il Rosario, come risposta ed arma efficace contro l’eresia albigese. S. Pio V, che era un domenicano nel 1572 istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, divenuta poi «Madonna del Rosario». Il Rosario, detto anche Salterio della Vergine è una eccellente preghiera, meravigliosa nella sua semplicità, con una impronta biblica incentrata sulla contemplazione degli eventi salvifici della vita di Cristo, cui fu strettamente associata la Vergine Madre (Direttorio Pietà popolare, 197). Tanti Santi testimoniano l’efficacia del Rosario per conseguire la salvezza e lo raccomandano particolarmente nella formazione e nella vita spirituale dei chierici e dei religiosi. A determinati giorni della settimana sono assegnati i diversi misteri: gaudiosi (lunedì, giovedì e sabato), dolorosi (martedì e venerdì), gloriosi (mercoledì e domenica). S. Giovanni Paolo II con la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae (2002), ha integrato nel Rosario i misteri della luce (giovedì). La Chiesa ha grande stima del Rosario e sollecita a pregarlo, senza ingenerare però un senso di colpa in chi non lo recita abitualmente, lasciando il «fedele serenamente libero e in composta tranquillità». Auguri a tutti coloro che portano il nome di Rosario o Rosaria. P. Angelo Sardone

Giona profeta

«Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico» (Gn 3,1). Il libro omonimo che si colloca in una data dopo l’esilio di Babilonia, prende il nome dal suo eroe, il profeta Giona, ed è una narrazione. Il genere letterario è quello dell’insegnamento. La sua storia testimonia il progresso spirituale della religione biblica. Il profeta ha ricevuto da Jahwé il compito di predicare agli abitanti di Ninive, in Assiria, ma non ne vuol sapere. L’Assiria era una grande potenza imperiale, un popolo aggressivo e sanguinario. Giona[h1] , autentico israelita, non se la sente di portare il messaggio ai nemici del suo popolo. Per questo si imbarca su una nave messa in grave pericolo proprio per la sua presenza ed il rifiuto della volontà di Dio. Gettato in mare come colpevole della malasorte, tutto si calma ed il profeta viene ingoiato da un grosso pesce nel quale rimane per tre giorni e tre notti. Il compito del profeta, data la sua natura, è quello di proclamare una parola non sua, una rivelazione divina, a volte anche ostile al pensiero dei destinatari e talora anche fonte di pericolo e persecuzioni. In alcuni casi, come quello di Giona, compie azioni simboliche. Il ventre del pesce ed i tre giorni di permanenza saranno richiamati direttamente da Gesù per significare i tre giorni della sua morte e sepoltura. La Parola di Dio è l’oggetto della predicazione: ad essa occorre attenersi allegandole vicende della propria vita che talora diventano un vero e proprio paradigma. Lo Spirito Santo fa tutti profeti: occorre stare sotto la sua azione che è prima di ogni cosa, purificazione e salvezza. La sua presenza autentica è comprovata dall’efficacia delle opere. P. Angelo Sardone


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San Francesco d’Assisi

«Francesco, uomo di Dio, lasciò la sua casa e la sua eredità, si fece piccolo e povero; il Signore lo prese al suo servizio» (Antifona S. Messa). La Chiesa celebra oggi la festa di uno dei Santi più grandi e conosciuti al mondo, S. Francesco d’Assisi (1182-1226). Il Gioberti lo definì «il più amabile, il più poetico e il più italiano de’ nostri santi!». È capostipite di una grande famiglia di uominie donne che alla sua sequela hanno realizzato pienamente il Vangelo dietro Madonna Povertà, risplendendo di santità ed opere buone. Tuttora nel mondo intero uno stuolo innumerevole di religiosi, religiose e laici si ispirano a Lui, alla sua grande testimonianza cristiana ed ai suoi insegnamenti. Lasciata la vita godereccia della borghesia di Assisi, trasformato dalla grazia di Dio, abbandonò lo sfarzo e la ricchezza per abbracciare la povertà evangelica e farsi operatore per la ricostruzione materiale e morale della Chiesa. Nella sua umiltà non si sentì degno del sacerdozio e rimase diacono. La missione evangelizzatrice dentro e fuori Italia, il presepio ed il lupo di Greccio, il bacio al lebbroso, il Cantico delle creature, le stimmate ricevute dal Crocifisso, gli scritti, costituiscono un patrimonio dell’umanità di tutti i tempi e fanno di lui il Santo di tutti. La croce di Cristo, la semplicità di un bambino, la mitezza e l’umiltà di cuore lo hanno reso un punto di riferimento spirituale per il mondo intero. Il 1939 Pio XII lo dichiarò patrono d’Italia. Auguri a tutti coloro che portano il suo nome e che si ispirano a Lui nell’itinerario di santificazione. P. Angelo Sardone

XXVII domenica del Tempo Ordinario

La donna creata da Dio accanto all’uomo è l’aiuto che gli corrisponde perfettamente, una presenza che colma la sua solitudine, un aiuto che non si trova nella creazione vegetale ed animale. Ella è ossa dalle sue ossa e carne dalla sua carne, perfettamente unita a lui da un vincolo unitario creazionale nella originale differenza di maschio e femmina. Il vincolo si realizza in forma piena, indissolubile ed indiscutibile nel matrimonio. L’insegnamento di Cristo è perentorio: l’umo non separi ciò che Dio ha unito. Il divorzio appaga la durezza del cuore, ma dall’inizio non fu così. Gesù, di poco inferiore agli Angeli, a causa della morte è coronato di onore e gloria. Dio lo ha reso perfetto per mezzo delle sofferenze. In Lui si realizza la fraternità più vera e l’autentica santità. P. Angelo Sardone

Gli Angeli custodi

«Io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Camminerà alla tua testa» (Es 20.23). Oggi la Liturgia celebra i Santi Angeli Custodi. Le relazioni delle creature col Creatore sono mediate dalla presenza e dall’opera di questi Spiriti celesti che Dio ha messo accanto a ciascuno come custodi, protettori e guide. La loro esistenza è verità di fede. Essendo di natura spirituale essi contemplano costantemente il volto di Dio. Anche se non ci si rende conto, siamo sempre sotto la loro protezione: si prendono cura della vita spirituale delle creature che tengono lontane da pericoli dell’anima e del corpo. Il primo compito loro affidato è la custodia dell’uomo nel suo cammino sulla terra orientandolo verso la meta preparata dal Signore. Dio vuole che l’atteggiamento nei loro confronti deve essere di rispetto, ascolto, confidenza fiduciosa. Gli Angeli sono illuminatori delle anime, zelatori dei corpi, difensori dei beni (S. Giovanni Crisostomo): sostentano, illuminano, consolano nelle tribolazioni e nelle angustie, spesso liberano anche nelle infermità. Ciascuno ha accanto a sé un angelo custode che cammina alla sua testa e difende da ogni nemico, soprattutto quello infernale. Tanti Santi hanno avuto per gli Angeli una grande attenzione e sono stati affascinati dalla loro protezione. La venerazione per loro a volte è messa in gran confusione dalle moderni correnti della new age e concezioni simili. Una corretta ed autentica devozione verso gli Angeli dà luogo ad uno stile di vita consono al vangelo e caratterizzato non da fatalistici loro interventi ma da gratitudine per la loro santità e dignità, compostezza e pietà. Gli Angeli sono costantemente accanto a noi e ciò determina fiducia nell’affrontare situazioni anche difficili, perché è il Signore che guida e assiste anche attraverso il loro ministero. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Angelo, Angela e simili. P. Angelo Sardone

La piccola via della santità

«Il Signore la protesse e ne ebbe cura, la custodì come pupilla del suo occhio, la sollevò sulle sue ali» (Dt 32,10-12). Una straordinaria storia di amore è quella che il Signore ha fatto vivere ad una santa dei tempi moderni, la celebre Teresina del Bambino Gesù (1873-1897), la carmelitana scalza di Lisieux morta a soli 24 anni, patrona delle missioni. A cento anni dalla sua morte per la sua identità cristiana matura ed ardita e gli scritti con intuizioni vaste e profonde, è stata dichiarata Dottore della Chiesa, la più giovane ad avere avuto questo riconoscimento ecclesiale. Nata in una famiglia di eccezionale caratura cristiana, all’età di 15 anni imitando e seguendo una sorella, scelse il Carmelo. La Chiesa ha riconosciuto anche le preclare virtù dei suoi genitori, i coniugi Martin, sposi «degni più del cielo che della terra» (S. Teresina) dichiarati santi il 2015. La carità fu la chiave della sua vocazione e pur non avendo mai messo piedi fuori del monastero, si è inserita nel cuore della Chiesa ed ha raggiunto i confini della terra con la larghezza del suo amore. La dottrina della fede e l’esperienza concreta del fiducioso abbandono nelle mani di Dio, retto dall’obbedienza, pur tra le contraddizioni e le incomprensioni da parte delle persone che le erano più vicine e che dubitavano del suo reale cammino di perfezione, sulle orme dei grandi Carmelitani ha costruito la sua santità attraverso la “piccola via” della confidenza in Dio e del totale affidamento alla sua grazia. Oggi è modello per i giovani nella generale confusione pandemica del peccato e di esempi dubbi e fuorvianti. P. Angelo Sardone.

San Girolamo cultore della Parola di Dio

«L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (San Girolamo). La Sacra Scrittura scaturisce direttamente da Dio. È la sua Parola scritta sotto l’ispirazione dello Spirito santo, resa nota dai profeti e consegnata da Cristo e dallo Spirito agli Apostoli ed ai loro successori, perché attraverso la fedele predicazione la conservino, la espongano e la diffondano. La Liturgia ricorda oggi uno dei più grandi Padri della Chiesa, straordinaria icona di erudizione e cultura biblica, S. Girolamo nato a Stridone in Croazia il 347. La Chiesa di tutti i tempi gli sarà perennemente grata. Lo considera infatti esimio suo benefattore per l’ardua impresa, il grande lavoro di traduzione dei testi biblici dalla lingua originale nella lingua latina che sarà detta “Vulgata”, lo studio approfondito e la stesura di testi storici, dottrinali ed educativi. Si deve proprio a lui la singolare espressione: «l’ignoranza delle Scritture equivale all’ignoranza di Cristo». Pur dotato di un carattere non facile, lasciò la vita mondana per quella ascetica ed eremitica acquisendo una notevole competenza di studioso soprattutto della Parola di Dio, avendo una singolare familiarità con la lingua greca, ebraica e latina. Dal 386 si trasferì a Betlemme dove nel silenzio e nella preghiera della sua cella fino alla morte avvenuta il 420, svolse un’intensa attività di commento alla Sacra Scrittura, di difesa della fede, di insegnamento della cultura classica e cristiana ed accoglienza dei pellegrini che visitavano la Terra Santa. La sua memoria spinge all’amore ed allo studio della Parola di Dio, a vivere in contatto giornaliero con la Bibbia, ad accogliere soprattutto attraverso la Liturgia, il messaggio giornaliero che il Signore rivolge a tutti i suoi figli. P. Angelo Sardone 

«Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo nome da’ gloria» (Sal 114,1).

L

«Consacrato al Padre nel giorno del Battesimo, in risposta all’amore del Signore Gesù che mi ha chiamato a seguirlo più da vicino e condotto dallo Spirito Santo che è luce e forza, in piena libertà, faccio voto di castità, povertà, obbedienza e di zelare l’adempimento del comando del Cuore di Gesù: “Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe”, secondo le Costituzioni dei Rogazionisti. Mi affido con tutto il cuore a questa Famiglia religiosa, affinché con la grazia dello Spirito Santo, l’aiuto della Beata Vergine Maria, dei Santi Patroni della Congregazione e di sant’Annibale Maria Di Francia, nostro Fondatore, possa conseguire la perfetta carità nel servizio di Dio e della Chiesa». Con queste parole 50 anni fa come oggi, 29 settembre 1971, Festa dei santi Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele, feci la prima professione religiosa ed entrai a far parte della Congregazione dei Rogazionisti. P. Giuseppe Aveni, ora Servo di Dio, sacerdote di preclare virtù umane e religiose, nel Noviziato ci aveva introdotto ai valori essenziali della vita religiosa, con le sue parole e soprattutto col suo esempio. Il tempo ha consolidato questo grande dono con quello sublime del sacerdozio ricevuto 9 anni dopo, rendendolo la mia stessa vita, a servizio di tutti quelli che ho incontrato sul mio cammino. La preghiera per le vocazioni, la carità verso i piccoli ed i poveri, uniti all’amore per S. Annibale e la Storia rogazionista, la musica e il canto, la diffusione del carisma del Rogate tra i laici e la pastorale vocazionale giovanile e familiare, sono da allora gli elementi portanti della mia vita. Rendo lode e gloria al Signore con tutto il cuore. Non basterà un’intera vita per cantare la mia gioia e dire il mio grazie. P. Angelo Sardone

Il bisogno di Dio

«Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi» (Zac 8,23). La ricostruzione del tempio di Gerusalemme richiama oltre lo splendore della casa di Dio, il desiderio di recarvisi per supplicare il Signore degli eserciti. È Dio stesso a ricordarlo al suo popolo attraverso la voce profetica di Zaccaria. Vi è di più. Il luogo sacro diviene la meta anche per altri popoli numerosi e potenti soprattutto perché lì si trova il Signore che accoglie, parla, dona vita e sicurezza. L’esperienza spirituale degli Ebrei ed il loro rapporto con Dio, secondo la Parola, deve essere talmente accattivante e convincente che uomini provenienti da tutte le lingue del mondo vorranno raggiungere la terra benedetta di Sion perché sanno che si tratta del Signore che abita in mezzo al popolo, l’Emmanuele, il Dio con noi. Il testo profetico è di sorprendente attualità perché riporta da una parte la sacralità e la maestosità della casa di Dio, dall’altra la testimonianza dei credenti, il cui esempio incita anche chi non crede, ad andare per vedere se tutto quello che hanno udito corrisponde a verità. La vita dei cristiani, oggi, in una società a sempre minore densità di fede, deve diventare il volano per tutti i popoli che dovrebbero poter dire: vogliamo venire anche noi, ci affascina la cosa. La testimonianza è attraente più che le parole che non convincono. Non è lo sfarzo liturgico e la pomposità dei gesti, ma la coerenza evangelica che attrae ed induce a cercare il Signore. Nonostante le forti contraddizioni sociali, politiche e morali, il bisogno di Dio permane nel profondo della vita. È indice non solo della precarietà dell’esistenza umana, ma soprattutto del fascino che Dio stesso sprigiona nel cuore e nell’animo delle sue creature. P. Angelo Sardone.