La conferma dei neofiti

«Riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro» (At 15,27). Il primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba si conclude con il loro rientro ad Antiochia da dove tutto era cominciato. Facendo la strada del ritorno confermavano i discepoli esortandoli a rimanere saldi nella fede. In ogni Chiesa poi, designavano alcuni anziani (nella lingua greca sono denominati presbiteri) e, dopo avere pregato e digiunato, li affidavano al Signore.  È questa la metodologia pastorale che Paolo adotta per garantire in ogni nuova porzione di Chiesa il coordinamento e l’amministrazione spirituale di coloro che avevano aderito alla fede loro annunziata. Si costituirono così gradualmente le coordinate di un’impostazione che sarà detta “pastorale”, perché ogni Chiesa nascente potesse godere della sua autonomia in concordanza col modello che andava instaurandosi in ogni nuova comunità. Tornati ad Antiochia condividono con i membri di quella Chiesa il racconto degli avvenimenti e di quanto il Signore ha operato attraverso loro nell’apertura dei pagani alla fede. La gioia di un’opera santa condotta dallo Spirito attraverso la disponibilità dei missionari viene condivisa e manifesta l’adesione personale alla grazia, che trascina ed opera meraviglie anche nei pagani. Il protagonista dell’evangelizzazione ieri come oggi è sempre lo Spirito: con la forza energetica della grazia entra nei cuori, li purifica e li predispone all’accoglienza del mistero. Rendersi conto di tutto questo è salutare per tutti, evangelizzatori ed evangelizzati, perché si manifesta chiaramente che l’opera è condotta da Dio. P. Angelo Sardone

S. Mattia, l’aggiunto al Collegio dei dodici Apostoli

«Il suo incarico lo prenda un altro» (At 1,20). La vicenda umana di Giuda Iscariota chiusasi tragicamente con il suo suicidio, lasciava vacante il posto che Gesù di Nazaret aveva assegnato a ciascun apostolo quando aveva costituito il collegio dei dodici. Tutto si era compiuto secondo le Scritture che avevano previsto anche la sua sostituzione. Nella profezia era stato scritto che il posto del traditore fosse preso da un altro. Nel pieno delle sue funzioni amministrative e dirigenziali Pietro organizza l’evento e specifica che chi sostituirà Giuda come testimone della risurrezione, deve essere uno che era membro del gruppo dei seguaci di Gesù sin dagli inizi della sua predicazione subito dopo il battesimo di Giovanni fino all’assunzione in cielo. Dopo una intensa preghiera, tra due discepoli proposti, la sorte cadde su Mattia che fu associato agli altri undici riportando in pieno regime il gruppo costituito dal Maestro di Nazaret per il ministero e l’apostolato evangelizzatore. Quello che può sembrare causale diviene il frutto invece di un preciso disegno divino. Si obbedisce in tutto alla volontà di Dio che si manifesta in un contesto di intensa preghiera e di affidamento allo Spirito. Le vicende della vita di S. Mattia sono contenuti negli scritti apocrifi ed anche nei Padri della Chiesa, ma sono storicamente privi di valore. La tradizione lo vuole missionario in Etiopia dove subì il martirio con un’alabarda. La storia si ripete ogni volta che uno è chiamato a prendere il posto fino allora occupato da un altro soprattutto sul versante del ministero pastorale ad ogni livello, dal papa fino all’ultimo sacerdote o religioso. È il Signore che designa a prendere il posto vuoto ed è Lui che riempie di particolare grazia e sostegno chi fiduciosamente obbedisce. P. Angelo Sardone

La Madonna di Fatima

«La promessa fatta ai Padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli» (At 13,32). Nell’altipiano dell’Anatolia sorge Antiochia di Pisidia. Qui Paolo, giunto con i suoi compagni, predica la Parola e rivolge un articolato discorso agli abitanti. Comincia così il suo primo viaggio apostolico. Ha preso in mano la situazione ed avvia in maniera concreta il suo servizio evangelizzatore. Alla stessa maniera di Pietro, sintetizza in un mirabile discorso i valori fondamentali della fede cristiana. Il punto più alto ed espressivo è il passaggio della morte e risurrezione di Cristo, come annunziato dai profeti: i Giudei, pur rifiutando e non comprendendo i contenuti profetici, hanno adempiuto inconsapevolmente quanto previsto. Tutto si è realizzato secondo i piani di Dio. Testimoni davanti al popolo sono gli Apostoli e quanti sono stati beneficiati dall’apparizione del risorto. Dio continua a visitare il suo popolo e spesso lo fa con la mediazione di Maria la madre di Gesù. Oggi si ricorda l’apparizione della Vergine a Fatima ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco avvenuta il 13 maggio 1917 in pieno primo conflitto mondiale. Le apparizioni si ripeterono con la cadenza mensile del 13 fino ad ottobre. Quella di Fatima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne. La Madonna invitò alla preghiera, alla conversione e alla penitenza e rivelò tre segreti. Il primo ed il secondo riguardano la spaventosa visione dell’inferno, la devozione al Cuore Immacolato di Maria, la seconda guerra mondiale, e i danni che la Russia avrebbe recato all’umanità con l’abbandono della fede cristiana e l’adesione al totalitarismo comunista. Il terzo fu messo per iscritto da suor Lucia nel 1944 e reso pubblico nell’anno 2000 per volere di S. Giovanni Paolo II: infatti egli attribuiva all’intercessione della Madonna di Fatima la sua sopravvivenza dopo l’attentato del 13 maggio 1981. A Trani noi Rogazionisti dal 1957 abbiamo un bellissimo santuario dedicato alla Madonna di Fatima, meta di tanti pellegrini. P. Angelo Sardone

S. Paolo ed il primo viaggio apostolico

«Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate» (At 13,16). La missione evangelizzatrice di Paolo entra nel vivo con la predicazione ad Antiochia di Pisidia. Emergono dal racconto lucano le caratteristiche didattiche di Paolo che, preparato alla scuola di Gamaliele, aveva appreso bene i tratti storici dell’Antico popolo dell’Alleanza. Infatti, invitato a parlare, dopo che erano stati letti alcuni brani della Legge e dei Profeti, presenta un sunto storico e teologico di qualità. Partendo dalla scelta del popolo da parte di Dio, passando attraverso la cattività egiziana e la libertà riconquistata, fa riferimento all’avvento dei Giudici e quindi dei re, fino a Davide, dalla cui discendenza sarebbe nato Cristo. Il racconto della storia sacra non si ferma al grande re, ma si aggancia anche a Giovanni Battista la cui missione di precursore ed amministratore di un Battesimo di penitenza, si ferma con la constatazione che Gesù Cristo è davvero grande. Si evidenzia così l’importanza della conoscenza delle sacre Scritture che tracciano la storia del rapporto di amore di Dio con l’umanità attraverso il popolo di Israele, una storia che è continuata e si è risolta in Gesù di Nazaret il Figlio di Dio che è venuto a darne pieno compimento. Conoscere le scritture significa conoscere Cristo. Ignorarle, secondo S. Girolamo, significa ignorare Cristo. Quanto c’è ancora da apprendere oggi! Non basta una conoscenza superficiale ed occasionale ma occorre uno studio metodico con buoni insegnanti, a partire dall’ascolto della Parola nella sacra Liturgia e da una corretta spiegazione di essa con maestri che dall’altare non siano frettolosi e superficiali, ma profondi e credibili. P. Angelo Sardone

I cristiani ad Antiochia di Siria

L

«Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» (At 11,26). L’evangelista Luca avanzando nella sua trattazione storico-ecclesiale presenta la Chiesa di Antiochia, in Siria, nella quale cominciò a concretizzarsi in maniera ufficiale e continua l’evangelizzazione dei pagani. La garanzia del legame con la Chiesa di Gerusalemme è data dalla persona di Barnaba, cui si aggiungerà Saulo-Paolo che diventerà quasi in assoluto il protagonista degli avvenimenti successivi. La città era molto grande con circa 500 mila abitanti ed un gruppo consistente di Giudei. In essa si era costituita una nuova comunità di cristiani che erano fuggiti da Gerusalemme per non subire la persecuzione scatenata contro di loro. Erano talmente attivi da determinare ben presto la costituzione di una comunità eccellente, numerosa e generosa, formata da cristiani provenienti dal paganesimo, seconda solo dopo quella di Gerusalemme e richiedere la presenza di Barnaba inviato direttamente dagli Apostoli. Barnaba a sua volta andò alla ricerca di Saulo a Tarso di Cilicia e lo condusse con sé ad Antiochia, rimanendo entrambi un anno in quella città. Da quella predicazione si costituirono anche le basi per lanciare il messaggio cristiano come da un centro di diffusione. Qui per la prima volta ai seguaci di Gesù di Nazaret fu attribuito l’aggettivo identificativo di «cristiani», distinguendoli dai Giudei. Il termine che era inizialmente un soprannome dispregiativo, faceva riferimento a Cristo, nome proprio che si aggiungeva a quello di Gesù e rimarrà tale soprattutto nella produzione letteraria e nella predicazione di S. Paolo. Cristiani si diventa col Battesimo: il termine evoca la grande dignità, come sottolineerà S. Leone Magno, di appartenere a Cristo e di essere suoi testimoni. P. Angelo Sardone

«Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano» (At 10,15).

Costretto a difendersi dall’accusa e dal rimprovero di aver mangiato a Giaffa con uomini non circoncisi, Pietro raccontò con ordine e precisione come erano andati i fatti. Mentre pregava, in estasi aveva avuto una visione misteriosa: vide come un recipiente calato dal cielo e sostenuto ai quattro capi. In esso c’era ogni sorta di animali e il Signore per tre volte gli ingiunse di mangiare ogni cosa, compresi gli animali che gli Ebrei ritenevano impuri, perché tutto era stato da Lui purificato. Pietro non comprese: questo il motivo per il quale per tre volte si ripeté la visione e l’ingiunzione, per confermarlo nella certezza che si trattava di qualcosa di divino. Sceso poi a Cesarea, sotto la forza dello Spirito si diresse a casa di Cornelio, un centurione retto, timorato di Dio che godeva di buona fama presso i Giudei ivi residenti. Qui capì che non occorreva più fare la distinzione tra Giudei e pagani in ordine alla comunità di vita e di mensa ed all’ammissione al Battesimo. L’apertura ai pagani, da lui avviata, corrispondeva alla volontà di Dio. Non si poteva continuare a rimanere nella cerchia dei Giudei che peraltro più volte avevano dimostrato chiaramente di non volerne sapere ed anzi avevano tenacemente avversato questa nuova apertura. L’imbarazzo di Pietro è sciolto dall’intervento diretto di Dio. Non ci si può attardare su cose sempre fatte e su cognizioni assodate quando invece è Dio stesso che dice il contrario. Questo vale anche oggi laddove però c’è la garanzia che viene dalla Chiesa. P. Angelo Sardone

Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

«La messe è molta ma sono pochi gli operai. Pregate dunque» (Mt 9,37-38).  La quarta domenica di Pasqua, detta del “buon pastore”, sin dal 1964 per volere di S. Paolo VI, è la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, giornata rogazionista per eccellenza, fondata sull’esplicito comando di Gesù: «Pregate il Signore della messe perché mandi gli operai nella sua messe» (Lc 10,2). Questa disposizione evangelica, rimasta pressoché sconosciuta per 19 secoli, è stata evidenziata e promossa con tutte le forze e l’azione apostolica e carismatica dal sacerdote messinese S. Annibale Maria Di Francia (1851-1927). La Chiesa lo ha dichiarato perciò «insigne apostolo della preghiera per le vocazioni, zelante maestro ed autentico anticipatore della moderna pastorale vocazionale». Le due Congregazioni da lui fondate, i Rogazionisti del Cuore di Gesù e le Figlie del Divino Zelo, unitamente a tanti laici, mentre si impegnano con voto all’obbedienza al «divino comando», promuovono e diffondono nel mondo lo spirito della preghiera e dell’azione per le vocazioni (rogatio-actio) perché non manchino mai alla Chiesa le vocazioni, in particolare quelle di speciale consacrazione: sacerdoti, consacrati e consacrate, claustrali, coniugi cristiani, consacrati nel mondo. Il dovere di pregare per le vocazioni appartiene a tutta la Chiesa: purtroppo questa preghiera non è ancora molto conosciuta, apprezzata e propagata. Un impegno più convinto di tutti, può e deve andare oltre la semplice organizzazione e, soprattutto, deve partire dalle ginocchia. Spesso all’origine di una vocazione di speciale consacrazione c’è una mamma, autentica “buona operaia della messe”: con la sua sensibilità e generosità promuove ed accompagna la donazione di un figlio o di una figlia al Signore ed alla Chiesa perché diventi strumento di grazia e di salvezza. Auguri a tutte le mamme in terra o nel cielo, nel giorno della loro festa, in particolare a quelle che hanno donato i loro figli al servizio di Dio nella Chiesa ed anche a coloro che, pur non generando col corpo, generano con frutto nello Spirito. P. Angelo Sardone

IV domenica di Pasqua

Sintesi liturgica

IVª Domenica di Pasqua, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

Paolo e Barnaba, missionari ad Antiòchia in Pisìdia, affermano con franchezza che la Parola deve essere annunziata prima di tutto ai Giudei. Di fronte al loro diniego si rivolgono ai pagani che invece l’accolgono con gioia. Perciò invitano i nuovi cristiani a perseverare nella grazia. Le pecore che appartengono a Cristo ascoltano la sua voce e lo seguono perché lo conoscono. Non andranno mai perdute né strappate dalle sue mani perchè da Lui ricevono la vita eterna. Una moltitudine immensa di ogni nazione, tribù, popolo, lingua e in vesti candide è ritta davanti al trono di Dio e manifesta il benessere escatologico: niente sete, né fame, né arsura, né lagrime perché vanno dietro il Pastore che è anche l’Agnello. La preghiera per le vocazioni, purtroppo ancora non molto conosciuta, apprezzata e praticata, deve essere propagata con più vigore, seria convinzione e matura perseveranza perché siano davvero numerosi e santi gli operai della messe che con fiducia si chiedono al Signore! P. Angelo Sardone

Le aperture di S. Pietro

«Non indugiare, vieni da noi! Pietro allora si alzò e andò con loro» (At 9,38). La vita della prima comunità cristiana a Gerusalemme vede attivi tutti gli Apostoli, in particolare Pietro. Egli rispondeva in pieno a quanto il Signore Gesù risorto gli aveva ingiunto di pascere le sue pecorelle e confermare i fratelli. L’evangelista Luca, estensore degli Atti degli Apostoli, il Libro della Chiesa, annota che l’Apostolo andava a far visita a tutti. L’intento era di quello di ispezionare le nuove Comunità cristiane che andavano formandosi, onde mantenere i legami con la chiesa degli Apostoli. Tertulliano, uno dei primi Padri della Chiesa, testimonia che «fondarono Chiese in ogni città. Da queste ricevettero la linfa della fede e i segni della dottrina. Tutte queste Chiese venivano considerate apostoliche, figlie delle Chiese degli apostoli». Il primo compito è riservato proprio a Pietro che in un certo senso apre le prospettive della predicazione e dell’evangelizzazione verso i pagani, ciò che diventerà in particolare l’apostolato di S. Paolo. La prerogativa dell’apostolo Pietro viene sottolineata da alcuni miracoli che testimoniano il carattere carismatico della sua azione sotto la potente mano di Dio e l’egida dello Spirito, a Lidda con la guarigione prodigiosa del paralitico Enea, a Giaffa con la resurrezione di Tabità, donna di grande carità. Ciò provoca la fede e l’adesione di nuovi cristiani. Il carisma non s’improvvisa: è propriamente un dono che si riceve dal Signore e lo si mette a totale sua disposizione perché la grazia compia anche oggi il miracolo della conversione e della sequela spontanea di Cristo. P. Angelo Sardone