Dio abbia pietà di noi e ci benedica

In questi giorni, la forzata mancanza della grazia proveniente dai sacramenti, aiuta a rimettere in sesto le relazioni, a cominciare da quelle misteriose ed indispensabili con il Creatore. Nel tempo del buio, dell’incertezza, della paura, il cuore e la mente dell’uomo riconosce la sua impotenza dinanzi ad eventi e situazioni di gravità singolare. Tenta così di inquadrare in una logica a volte stentata, la ricerca della causa, la soluzione del problema e si chiede se c’è ancora speranza per il domani. Nella prova ciascuno sperimenta la sua solitudine: cerca qualcosa, Qualcuno che dia risposte convincenti alle domande fondamentali della sua vita: chi sono? Da dove vengo? Dove vado? e riempia di significato concreto ogni risposta. Riscopre accanto la ricchezza mai scontata della presenza delle persone che ama, il dono prezioso della vita, della salute, della fede, la misteriosa comunione che unisce agli altri in un vincolo di amore, in un comune interesse per il bene. Riscopre il bisogno della preghiera che lo unisce in un rapporto d’amore non alienante con un Dio che è padre, che non abbandona mai, e che se permette la prova, dà sufficiente forza per affrontarla e superarla. Capisce infine che deve uscire dagli innati e ripieganti egoismi ed aprire gli occhi su ciò che è veramente essenziale e che ha a portata di mano. Coraggio, guardiamo avanti con fiducia, Dio è più grande del nostro cuore e viene incontro ad ogni nostro bisogno! P. Angelo Sardone

16 marzo 1878: S. Annibale diventa sacerdote

Nella mattinata del 16 marzo 1878, 142 anni fa, nella chiesa dello Spirito Santo a Messina, insieme con altri tre diaconi S. Annibale M. Di Francia veniva ordinato sacerdote. La sua vita fu interamente votata al mistero dell’amore supremo di Gesù, l’Eucaristia, generata, insieme col sacerdozio, dal Suo Cuore come da un parto gemello, misteriose realtà inseparabili l’una dall’altra: «Non si può concepire l’Eucaristia – scriveva – senza il sacerdozio: non vi è reale sacerdozio senza l’Eucaristia». In questi giorni nei quali Gesù sta permettendo una “forzata mancanza” del cibo materiale dell’Eucaristia, vero sostegno nel cammino e medicina di salvezza, ricevuto nella S. Messa, non fa mancare la vicinanza di noi sacerdoti che con tutti i mezzi, cerchiamo di garantire ai nostri fratelli, sostegno, conforto e speranza. Proprio per questo, la prerogativa propriamente sacerdotale di «confezionare» l’Eucaristia, fa diventare anche noi «pane che si spezza» per gli altri, pur nella povertà e vulnerabilità del nostro essere, ma soprattutto nell’amore donato, a volte incompreso, dileggiato dalle anime stesse. La povertà umana del sacerdote, è compensata dalla ricchezza incommensurabile dell’efficace potenza dell’Eucaristia, anche quando questa è ricevuta solo spiritualmente. Facciamoci coraggio, siamo forti! Gesù è sempre con noi fino alla fine dei secoli, anche nel tabernacolo del nostro cuore. P. Angelo Sardone

Dies Domini, dies hominum

Oggi è domenica, «dies Domini», giorno del Signore. La partecipazione alla S. Messa è il suo cuore, perchè in essa, centro della vita della Chiesa, si riattualizza la morte e la risurrezione di Gesù. Nella Messa, come in un banchetto nuziale, il Signore prepara e serve cibi succulenti e vini eccellenti e raffinati (Is 25,6) con la sua Parola, il suo Corpo ed il suo Sangue. Per il cristiano non si tratta di un semplice obbligo prescritto dal Codice di Diritto Canonico (Can. 1247), ma di una vera esigenza, di un bisogno vitale di incontrare Dio, rendergli culto, incontrare i fratelli e condividere la gioia della risurrezione. «La celebrazione, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito» (Can 904). Consapevole che dalla Messa dipende l’efficacia di ogni azione evangelizzatrice, e fedele al compito affidatomi da Gesù, anche oggi io salirò l’altare del Signore per celebrare l’Eucaristia come «sacerdote» con un richiamo permanente a diventare anche io «hostia» cioè vittima, in una inscindibile unità con Gesù, il quale, solo, è contemporaneamente «sacerdos» ed «hostia», sacerdote e vittima. In un momento grave di preoccupazione, di incertezza e paura la Messa è conforto, dà speranza e fiducia perchè vero cibo e vera bevanda, vera ed efficace medicina sono il corpo ed il sangue di Cristo. Tutti porto con me sull’altare in un abbraccio paterno ed affettuoso. P. Angelo Sardone

Abbandònati a Dio

Nel tempo della prova insieme alla sofferenza, alla paura, all’incertezza del domani, si fa strada la luce. Essa proviene dall’Alto e si riflette in quella che sta dentro ogni cuore, talora incapsulata in un superomismo delirante di onnipotenza, ma che si libera col “maggior dono che Dio fece: la libertà della volontà” (Dante). Questo tempo di prova ha un eccezionale valore di purificazione: ti mette in ginocchio, ti fa sperimentare il limite, ti induce a riflettere, ti pone davanti ad un bivio, ti apre alla preghiera. La luce della fede rischiara la speranza ed illumina per la scelta matura di una vita diversa, più contenuta, più equilibrata, più umana, più spirituale. L’insegnamento biblico induce a guardare ed a vivere ogni giorno col peso del suo affanno, ma anche e soprattutto ad abbandonarsi in Dio: «Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno, mai permetterà che il giusto vacilli» (Sal 54, 23). Questa certezza ancora una volta io pongo oggi nel mistero dell’Eucaristia, cuore della giornata, e sull’altare della croce, laddove l’Agnello di Dio continua a togliere il peccato del mondo ed una Madre dolente intercede per la nostra salvezza, abbraccia ogni uomo, lo consola, lo stringe a sé con tenerezza, gli asciuga le lagrime, gli dà il calore della vita. P. Angelo Sardone

Non paura, ma fiducia ed abbandono in Dio

La reazione naturale dinanzi ad una sciagura è la paura. Si teme per la salute, per vita, la propria, quella delle persone care, degli amici. Cupo pessimismo e ripiegamento angosciante fanno da padroni. Nonostante la giornata splendida di sole che si annunzia, si profilano nubi dense di buio e di timore, alimentate da notizie poco rassicuranti. La fede fa reagire in maniera diversa: sa attendere, è protesa verso l’Alto, ascolta la Parola, legge gli avvenimenti, si arrende e si affida a Dio con fiducia. La storia passata, quella biblica soprattutto, insegna la reazione più adeguata e sensata, al di là di ogni constatazione e lontana da annunzi apocalittici ed escatologici, che a volte servono solo a confondere la mente ed il cuore e non aprono alla speranza: «Se ci piomberà addosso una sciagura, una spada punitrice, una peste o una carestia, noi ci presenteremo al tuo cospetto in questo tempio, poiché il tuo nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e tu ci ascolterai e ci aiuterai» (2Cr 20,9). Con questo spirito e con questa certezza io mi presento all’altare del Signore con la preghiera e l’offerta di “doni e sacrifici” nell’Eucaristia, perchè torni a nostro beneficio la grazia che sana, la speranza che alimenta i giorni, la carità che unifica i cuori ed alimenta la fraternità. P. Angelo Sardone

La consolazione che viene da Dio

«Consolate, consolate il mio popolo… parlate al cuore» (Is 40,1). Questa esortazione, soprattutto in tempi calamitosi, delinea con chiarezza il compito del sacerdote nei confronti del gregge a lui affidato. Egli prima di tutto deve «stare davanti a Dio in nome del popolo e presentare a Lui le questioni» (Es 18,19), secondo il consiglio ricco di saggezza che Mosè ricevé da Ietro, suo suocero. In questi giorni di particolare apprensione e paura, in una situazione irreale che si riscontra per le strade e gli ambienti di vita, di lavoro e di crescita spirituale, nella casa di Dio come nelle case degli uomini, ancor più si evidenzia l’identità e la missione propria del sacerdote. Egli da solo entra nel «sancta sanctorum» interdetto ai profani e presenta ed offre, nella celebrazione della S. Messa, le ansie e le paure del suo popolo, implorando per lui misericordia dal Signore. Assicuro che sono questi i miei sentimenti e le mie azioni di ieri, di oggi, di sempre, espressione di grande affetto e cura responsabile per te, mentre porto ciascuno con me nella preghiera e nell’Eucaristia, nella quale, in questo giovedì sacerdotale ed eucaristico, offro a Gesù tutte le ansie e le paure. Abbiamo fiducia: tutto concorre al bene per quelli che amano Dio! (Rom 8,28). P. Angelo Sardone

S. Annibale per arginare la presente epidemia

Correva l’anno 1887 quando all’inizio del mese di agosto a Messina scoppiò il colera. Si diede la colpa ad una nave sbarcata da Bombay. Ci furono diverse migliaia di morti. S. Annibale mise tutta la sua fiducia in Dio che gli rispose tramite S. Antonio di Padova con la devozione del “Pane dei Poveri”. Si rivolse anche a S. Giuseppe con una bella preghiera. P. Angelo Sardone