Agostino: santo di altissimo profilo

La semina del mattino
57. «Dio ha salvato i credenti con la stoltezza della predicazione» (1Cor 1,21).
Gesù conferì la sua missione evangelizzatrice agli Apostoli inviandoli a predicare e dando loro poteri particolari. Prima di ascendere al cielo, rinnovò in maniera definitiva questo invio assicurando la sua presenza sino alla fine del mondo. Gli Apostoli caratterizzarono il loro servizio attraverso la predicazione con la forza conferita dallo Spirito, ed uno dopo l’altro diedero pubblica testimonianza di fede matura nel Signore risorto, versando il loro sangue per Lui. Ai segni dei Giudei ed alla sapienza dei pagani, opposero la stoltezza della loro predicazione, potenza e sapienza di Dio. S. Agostino di Ippona (354-430), di cui oggi facciamo memoria, è uno dei santi più grandi, colti e dotti di tutti i tempi. Ad una vita sregolata, tra gli impegni sociali di rétore, quelli affettivi di amante e padre di un figlio, a seguito della conversione, narrata nelle sue Confessioni, con una acutissima intelligenza menò una vita totalmente rinnovata dalla grazia e proiettata nella predicazione e nel magistero episcopale di una superlativa qualità, che continua ad essere oggi per la Chiesa un insegnamento ed un pascolo dottrinale, teologico, e culturale eccezionale. Le sue numerose opere di carattere filosofico, teologico e pastorale lo hanno consegnato alla Storia come uno dei punti di riferimento per la profondità e l’attualità del pensiero, oltre che padre di tanti uomini e donne che a lui si ispirano nella sequela di Cristo. Non è mai tardi per amare Dio «bellezza tanto antica e tanto nuova». P. Angelo Sardone

Madre esemplare

La semina del mattino
56. «Possa tu vedere i figli dei tuoi figli» (Sal 127,6).
I figli sono eredità del Signore e sua ricompensa (Sal 126,3), dono preziosissimo del matrimonio, col quale Dio arricchisce i coniugi che collaborano nel dono della vita umana. Il mistero che si annida nel grembo materno dal primo istante del concepimento, è il prodigio della grandezza di Dio e della grandezza dell’uomo. La gioia di diventare madre, i sacrifici, le rinunzie, le sofferenze, l’impegno diuturno di una donna nei confronti del proprio figlio, a cominciare dal parto, lo svezzamento, l’introduzione alla vita ed alla fede, l’accompagnamento fino alla sua piena realizzazione, sono valori inestimabili. Si apprezza ancora di più l’operato di una madre, soprattutto quando per l’età o la condizione fisica non è più nella floridità intellettiva ed operativa. La liturgia ricorda oggi una delle donne più grandi ed esemplari dell’agiografia cristiana, S. Monica (331-387), madre di S. Agostino, morta ad appena 56 anni. Nata in Algeria da una famiglia cristiana, nobile e colta, fu impegnata con la preghiera, i sacrifici, la presenza e la costante preoccupazione per la sorte del suo figlio primogenito intelligente ma irrequieto e bizzarro. Visse la sua esistenza nell’esemplarità, trasmettendo i valori cristiani a suo marito fino a vederlo convertito, ed all’amato figlio finalmente battezzato ed al servizio del Signore. «Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa» confidò a lui prima di morire. In compenso gli chiese di essere ricordata all’altare del Signore. Le lagrime di una mamma salgono verso l’alto e scendono poi in terra fecondando la vita dei figli. P. Angelo Sardone

Il lavoro nobilita l’uomo

La semina del mattino
55. «Abbiamo lavorato duramente notte e giorno» (2Ts 3,8).
Lavoro ed ingegno qualificano la vita dell’uomo perché gli consentono di procurare molti beni con l’iniziativa ed il vigore delle proprie forze. Col lavoro l’uomo presta il servizio alla società, prolunga l’opera del Creatore, si rende utile agli altri e contribuisce alla realizzazione del piano di Dio nella storia. Il lavoro nobilita l’uomo e gli offre la possibilità di esprimere quanto la natura gli ha dato in ingegno, capacità, doni e carismi. Gli inizi della Creazione, dopo il peccato, sono segnati dall’ingiunzione di Dio: «con dolore trarrai cibo dalla terra; col sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gen 3,17.19). Se non si lavora non si mangia. Non si tratta semplicemente di un aforisma o di una frase ad effetto del Magistero di S. Paolo, ma di una verità valida per tutti i tempi e per chiunque. La mancanza del lavoro o il rifuggire da esso crea disagio, disordine, agitazione, smoderatezza di vita, parassitismo, oziosa dipendenza. Il pane va guadagnato lavorando con tranquillità. Le situazioni e le condizioni odierne, nelle quali per via dell’emergenza sanitaria e delle sue conseguenze, tanti hanno perduto il lavoro, per molti altri, soprattutto giovani, non ci sono possibilità concrete di impiego, nonostante gli studi, la disponibilità e il bisogno, sembrano impedire questa esigenza naturale. Il lavoro concentrato nelle mani e nel potere di pochi crea grave scandalo e sperequazione. La Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre salvaguardato e promosso la necessità del lavoro per tutti, per la piena dignità all’uomo e la comune prosperità. P. Angelo Sardone

La Sacra Tradizione nella Chiesa

La semina del mattino
54. «State saldi e mantenete le Tradizioni che avete appreso» (2Ts 2,15).
L’esortazione dell’apostolo Paolo agli abitanti di Tessalonica, si configura nella responsabilità della cura pastorale che ogni ministro del Signore ha nei confronti di quanti gli sono stati affidati dalla misericordia di Dio; una responsabilità che deve mantenere sempre viva e mai affidare agli umori e alle simpatie di turno. La generazione alla vita spirituale implica altrettanta responsabilità da parte del beneficiario che deve mantenersi saldo, cioè ferrato, fedele, perseverante, coerente col bagaglio della fede per poter avanzare e non mollare. La crescita nella fede si basa sulla solidità della dottrina e l’accoglienza delle fonti della Rivelazione, la Sacra Scrittura, il Magistero della Chiesa e la Tradizione, realtà tra loro talmente connesse e congiunte che nessuna sussiste senza le altre, e tutte insieme, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime (DV 10). La Parola di Dio, nutrimento della fede, è gelosamente conservata e fedelmente esposta dal Magistero della Chiesa nella catechesi ordinaria, sacramentale e non, in forma certa sotto la guida dello Spirito Santo. La Tradizione proveniente direttamente dagli Apostoli e dai loro successori è la consegna, che avviene con la predicazione, del deposito della fede, fedelmente conservato, esposto e diffuso. La vita della Chiesa come la vita dei credenti, in essa si consolida con vigore e si ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni verità racchiusa nel mistero di Cristo, compresa e praticata. P. Angelo Sardone

La coerenza fino in fondo

La semina del mattino
53. «Abbiamo trovato Gesù, il figlio di Giuseppe di Nazaret» (Gv 1,45).
Trovare qualcuno o qualcosa è sempre una esperienza bella ed arricchente. La ricerca fa parte essenziale della vita e delle relazioni umane. Quando poi l’oggetto della ricerca adempie le attese e si attesta in una persona, determina entusiasmo e fa dimenticare le fatiche e l’impegno profuso. La liturgia odierna ricorda San Bartolomeo (Natanaele), il più diffidente fra gli Apostoli nei confronti di Gesù che proviene da Nazaret, donde, secondo un proverbio, non ci si poteva aspettare nulla di buono. Filippo gli comunica di averLo trovato e lo invita con insistenza: «Vieni e vedi!». Gesù, che lo conosce bene, mentre lo vede venire incontro pronunzia a suo riguardo un sorprendente elogio: «Ecco un Israelita in cui non c’è falsità!», come a dire: «ecco una persona tutta d’un pezzo, coerente fino in fondo, un vero credente!». Bartolomeo rimane fortemente sorpreso. Gesù gli dimostra ancora che sa tutto e gli cita la particolare circostanza nota solo a lui, l’albero di fichi sotto il quale si trovava. Non si sa cosa stesse facendo. Vistosi scoperto Bartolomeo abbatte le sue barriere ideologiche e pregiudiziali e fa la sua professione di fede: «Tu sei Figlio di Dio, il Re d’Israele». La sua fede, il suo impegno, la sua opzione fondamentale per Cristo non verranno mai meno neppure dinanzi al terribile martirio che subirà, quando per amore di Cristo e del suo vangelo, sarà scorticato vivo! Coerenza e tenacia sono propulsori di una fede che fa maturare fino all’eroismo. P. Angelo Sardone

Rosa da Lima, bellissima e grande santa

La semina del mattino
52. «Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto!» (Is 22,19).
La Sacra Scrittura presenta a volte espressioni forti di rimprovero e decisi interventi disciplinari da parte del Signore. Così la pedagogia divina interviene nelle vicende umane segnate dal peccato e dall’incapacità di distinguere il bene dal male. Le situazioni, soprattutto quelle evidenziate dai profeti, sono vere e proprie metafore storiche e teologiche. Sebna, secondo dopo il re, viene privato della sua carica perché infedele, arrogante e corrotto, ed è sostituito da uno più degno e capace. Jahwé chiama il prescelto e lo riveste di tunica e cintura, in vista del suo ruolo di padre per Israele. La chiave di Davide evoca il potere del grande Re e la mansione di aprire e chiudere in maniera irrevocabile. Gesù conferisce a Pietro l’esclusivo mandato apostolico, gli preannunzia che edificherà la sua Chiesa «Te su di me, non me sopra di te» (S. Agostino), e gli affiderà le chiavi del Regno col potere di garantire l’unità della fede e la comunione dei fedeli. Ogni responsabilità a qualsiasi livello e condizione sociale è onerosa; più gravosa è quella di amministrare le cose spirituali a favore del popolo di Dio. Chi vi è chiamato, deve essere fedele e responsabile, solerte, umile e generoso. Tale fu Santa Rosa da Lima (1686-1617), terziaria domenicana del Perù. Contemplazione ed unione con Dio, attività lavorativa e caritativa soprattutto verso i poveri, fedeltà e serietà nei suoi impegni sociali e religiosi, furono la sua testimonianza concreta di fede cristiana matura e coerente. La bellezza del suo viso e della sua anima, come quella di una rosa, spandono ancora buon profumo di virtù ed una scia di affascinante santità. P. Angelo Sardone

Maria Regina

La semina del mattino

  1. «Colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,32).

Il silenzio viene infranto e l’umile dimora di Nazaret, abitata da Maria, una bellissima fanciulla, è illuminata dalla presenza di Gabriele, uno degli arcangeli che stanno sempre al cospetto di Dio e che le porta l’annunzio. Il progetto di amore per l’umanità, richiede la sua disponibilità di donna per diventare la madre del santo Figlio di Dio. La vergine è sconvolta dalla grandiosità dell’evento e dalla piccolezza della sua persona, peraltro già promessa sposa a Giuseppe. Dissipate le ombre e diradate le difficoltà, perché tutto sarà opera dello Spirito Santo, Maria dà il suo assenso umile e fiducioso, Confida nella potenza di Dio e si abbandona alla sua imperscrutabile volontà che la vuole madre. Diventa così Madre di Gesù, con una maternità fuori dell’ordinario, “figlia del suo stesso figlio”. Il Concilio di Efeso nel 431 proclamerà il dogma della sua maternità divina, additandola come Regina, in analogia al suo Figlio Gesù, Re dell’universo. La dignità regale le è conferita in vista della Redenzione operata da Cristo e del suo ruolo di corredentrice accanto al figlio Dio, potente e padre per sempre. La festività odierna di Maria Regina, istituita da Pio XII nel 1955, è strettamente legata al mistero dell’Assunzione. L’identità di Maria Regina viene proclamata nelle Litanie Lauretane collegata a diverse categorie di persone che vanno dagli Angeli fino ai Santi, alla famiglia, al grande dono della pace. Insieme con Gesù, Maria sia la Regina dei cuori e li formi ad una autentica devozione. P. Angelo Sardone

La santità degli umili e dei semplici

La semina del mattino

  1. «Farò entrare in voi il mio Spirito e rivivrete» (Ez 37,5).

La natura e l’essenza dello Spirito è soffio (ruah), energia, dinamica. Non si tratta semplicemente di un concetto, ma di una realtà, ancor meglio, di una Persona, la terza della santissima Trinità. Gesù afferma con vigore: «E’ lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla!». Ezechiele, considerato il profeta dello Spirito Santo per passi significativi del suo libro nei quali presenta l’efficacia della sua azione, è coinvolto dal Signore in una impressionante simbologia, la valle delle ossa aride, degna di un film horror. Col potere che gli viene da Dio, con un primo intervento profetizza su di esse ed avviene un grandioso miracolo: si sentono rumori, cresce un movimento tra le ossa che si ricongiungono perfettamente secondo la loro identità e funzione, si rivestono di nervi, cresce la carne e si ricoprono di pelle. Con un secondo intervento, invoca lo Spirito e quegli esseri umani, prendono vita e si alzano. È un numero sterminato che rappresenta la Casa di Israele. L’azione dello Spirito continua nella Chiesa ed è mediato da chi, stando alla guida della navicella di Pietro, ha ricevuto da Gesù il potere di legare e sciogliere. S. Pio X (1835-1914), di memoria liturgica odierna, è un papa, figlio di contadini, che ha caratterizzato la sua epoca e la Storia della Chiesa con la testimonianza di vita e poderosi interventi magisteriali contro il dilagare del Modernismo, promuovendo la Prima Comunione ai bambini, promulgando il Catechismo della Dottrina Cristiana. La santità della sua vita è il frutto primo e più vero dello Spirito. P. Angelo Sardone

Di Maria non si dice mai abbastanza

La semina del mattino
49. «Santificherò il mio Nome grande» (Ez 36,23).
Il nostro Dio è tre volte santo. Il suo nome è glorioso per sempre! Santità e gloria sono propri dell’essere e dell’agire di Dio. L’uomo è chiamato a percorrere con Lui un itinerario di santità: «siate santi perchè io il vostro Dio sono santo!» nella ordinarietà della sua vita terrena. La santità è dono di Dio: Egli la mostra nell’uomo davanti alle nazioni straniere, quando lo conduce sul suolo santo, lo asperge con l’acqua pura e lo purifica, quando gli mette nel petto un cuore nuovo ed uno spirito nuovo, sostituendo il cuore di pietra con uno di carne. Essere santi significa vivere secondo le leggi e le norme di Dio, abitare nella sua terra, essere suo popolo. Il percorso di santificazione comincia nel Battesimo insieme con l’itinerario spirituale: Dio santifica il suo nome grande in noi, rende cioè staccati da ciò che è disordine, egoismo, corruzione, vanità, per poter tradurre ogni cosa in amore, la forza vera della vita. «Se amiamo con tutto noi stessi non c’è nulla da aggiungere!», diceva S. Bernardo, abate di Chiaravalle (1090-1153), di cui fa memoria la Liturgia odierna, uno degli esponenti più grandi del monachesimo di tutti i tempi, maestro, guida spirituale ed educatore di intere generazioni di cristiani e di Santi. Attivo e dinamico con la parola, gli scritti, i viaggi, ha concentrato nell’amore la sua ragione di vita, esprimendo così il sentimento con cui l’uomo si apre al Creatore ed al prossimo. La Chiesa beneficia della sua grande eredità, compreso lo straordinario amore a Maria della quale «non si dice mai abbastanza». P. Angelo Sardone