«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo. Benedetto l’uomo che confida nel Signore ed il Signore è la sua fiducia» (Ger 17,5). Tra i profeti scrittori, la Bibbia annovera Geremia, nato intorno al 650 a.C. da una famiglia sacerdotale a Gerusalemme. I suoi racconti biografici redatti in terza persona delineano il suo carattere, la sua personalità, i suoi insegnamenti. Vive in un periodo molto delicato e duro che lo prepara alla disfatta di Gerusalemme. Il suo libro è costituito da 52 capitoli ed è uno dei più lunghi della Sacra Scrittura. Tra le diverse sentenze di saggezza ne figura una che pone in antitesi la benedizione e la maledizione non come concetti ma incarnati nella persona dell’uomo. I concetti teologici del bene e del male e delle conseguenti ripercussioni sulla natura umana sono disseminati nel testo sacro. È di vero effetto emotivo il riferimento all’uomo che è maledetto se confida nell’uomo ed è invece benedetto se confida in Dio ponendo in Lui la sua fiducia. Benedizione e maledizione a confronto ed in dialettica continua nella vita umana, sono presentate come le manifestazioni più evidenti dell’agire dell’uomo sulla terra combattuto tra il bene ed il male. Sta di fatto che nella vita pratica chi confida nell’uomo è colui che confida nella ricchezza, nelle sue capacità, è superbo ed arrogante. La confidenza errata porta l’uomo all’allontanamento da Dio, all’aridità della propria vita e quindi alla maledizione. Al contrario, la fiducia riposta in Dio dà all’uomo la garanzia non solo di essere da Lui conosciuto, ma anche e soprattutto sostenuto per non incorrere nella morte spirituale e materiale. P. Angelo Sardone