«Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!» (Sof 3,14). Alla festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, la liturgia riserva un bellissimo testo di Sofonia, un profeta del VII sec. che predicava al popolo in un’epoca di corruzione generale per l’abbandono della Legge mosaica e l’adito ai culti pagani provenienti dagli Assiri e dai Cananei. Il suo grido di gioia che riecheggia quello di Isaia, afferma chiaramente che nelle viscere e nel grembo della Figlia di Sion c’è la presenza viva del Signore, ed allude a Maria che porta nel suo grembo il Salvatore potente. Dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo Gabriele ed aver dato il suo assenso alla volontà di Dio, Maria viene fecondata dalli Spirito Santo ed il Verbo di Dio si incarna nel suo grembo. In tutta fretta poi si mette in viaggio per Ain Karin, in Giudea, dove vive l’anziana sua cugina Elisabetta che, come le ha detto l’angelo, attende un bimbo ed è al sesto mese di gravidanza. L’incontro tra le due donne è straordinariamente ricco di emozioni, sentimenti e profezie. Elisabetta percepisce il mistero che la giovane sua cugina porta in grembo dal sussulto che il suo bimbo compie nel suo grembo ed ispirata la definisce «benedetta e beata perché ha creduto». Dalle labbra di Maria prorompe allora il grandioso cantico del «Magnificat», sintesi mirabile di quanto di più bello e di più grande l’umile serva possa dire a Dio in termini di gratitudine e di gloria. Col rinnovamento liturgico la festa della visitazione è stata collocata a conclusione di maggio a coronamento del mese che la devozione popolare dedica al culto speciale della Vergine. Il pellegrinaggio ad un santuario mariano o il servizio ad una persona nel bisogno, possono bene evocare il senso vero della visita di Maria ad Elisabetta. P. Angelo Sardone