S. Antonio abate

«Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti» (1Sam 15,24). La vita dei Santi si inscrive in una dinamica amorevole di obbedienza al Signore. Il rapporto con Lui, mediato dall’ascolto della Parola, si configura nella puntuale realizzazione del Vangelo. Con esso si accordano gli avvenimenti della vita e si risolvono in una chiave provvidenziale dalla quale emerge la volontà di Dio e l’accoglienza generosa del suo amore. Uno dei santi più noti per la qualità della sua vita, per la durata stessa della sua esistenza, 106 anni, per l’influenza che ha avuto sul monachesimo di tutti i tempi è S. Antonio abate (250-365), «S. Antuono» come si dice nel sud-Italia. La sua vita si risolve nella logica del Vangelo che invita a seguire Gesù spogliandosi dei propri beni e nella scelta prioritaria del silenzio per dedicarsi alla contemplazione ed alla preghiera. Una situazione di questo genere non rimane mai sconosciuta perché il profumo della virtù si espande ed attrae tanta gente. L’orfanità determinata dalla morte dei suoi genitori, la presa in carico della piccola sorella, l’amministrazione dei beni e la consegna volontaria fatta ai poveri, sono elementi importanti della vita del grande abate il cui esempio indusse diversi seguaci ad imitarlo nelle scelte radicali per il Signore. L’avversario ed il nemico dello Spirito, il diavolo, non smise di importunarlo in mille modi con tentazioni e vessazioni continue. L’obbedienza al Signore ed alla sua Legge riempirono la sua vita. L’affidamento al Signore, il lavoro manuale per la sussistenza, l’attenzione e la condivisione delle risorse con i poveri, l’amore alla preghiera, lo resero vicino a Dio ed ai fratelli che si onoravano di averlo amico e padre. P. Angelo Sardone

Lo Sposo e la sposa

«Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,5). Il rapporto di Dio con Israele è stato sempre presentato e raccontato come un rapporto nuziale: il Signore da una parte, lo sposo, il popolo dall’altra, la sposa. Frequentemente, soprattutto attraverso i profeti, l’immagine della nuzialità è servita per dimostrare l’amore fedele e continuato di Dio a fronte di quello vacillante, dubbioso e infedele del popolo. I termini adoperati, propri di un rapporto coniugale, toccano il vertice dell’affabilità e della tenerezza, ma anche quelli seri e riprovevoli per la prostituzione ed infatuazione per altri amanti. La gloria e la grandezza di Israele e di Gerusalemme sua capitale, sta nel divenire sposa di Jahwé. Le manifestazioni sono molteplici ed espressi nei tanti modi con i quali lo sposo cerca, sostiene, nobilita e cinge la sua sposa. Una caratteristica fondamentale è quella della gioia, eco di situazioni ed espressioni tipiche del profeta Osea, del Cantico dei Cantici, delle diverse indicazioni dei testi sapienziali. L’infedeltà del popolo che va dietro i culti stranieri, che facilmente si stanca dei precetti di amore consegnati dal suo Dio, mette sempre in discussione una precisa e puntuale risposta di amore. Dio continua a manifestare amore compassionevole, «l’hesed» di Osea, quando non abbandona il suo popolo, va alla sua ricerca, lo redime. L’amore più grande lo manifesta con l’incarnazione del suo Figlio e la redenzione operata per amore, per riscattare e redimere il suo popolo manifestando la sua eterna fedeltà. Ciò continua ancora oggi nei confronti della Chiesa, sposa di Cristo. P. Angelo Sardone

La consacrazione di Saul

562. «Samuèle prese l’ampolla dell’olio e la versò sulla testa di Saul» (1Sam 10,1). L’era della monarchia in Israele comincia con Saul. La sua storia inizia col capitolo 9 del primo Libro di Samuele. Saul era figlio di Kis della tribù di Beniamino, la più piccola tra le dodici tribù di Israele. Era alto e di una bellezza insuperabile. La perdita accidentale delle asine di suo padre lo costrinsero a vagare insieme con un servo alla loro ricerca finché non si imbatté in Samuele nel paese di Zuf e lo consultò. Il Signore in precedenza aveva comunicato al suo profeta questo inaspettato arrivo e di ciò che avrebbe dovuto fare nei suoi confronti: ungerlo come capo del popolo. Obbediente al Signore il profeta, fatto scostare il servo, fece intendere a Saul la Parola di Dio, prese un’ampolla, gliela versò sul capo, lo baciò e gli disse solennemente: «oggi Dio ti ha consacrato capo sopra tutto Israele, suo popolo». Un carattere sacro avvolge il rito e soprattutto la persona del primo re di Israele, quasi un vassallo di Dio, per via anche dei gesti, l’unzione, simbolo dello Spirito e la sua discesa su di lui. In mezzo agli avvenimenti umani, anche quelli più impensabili, come la perdita ed il ritrovamento delle asine, Dio manifesta il suo volere e crea le situazioni provvidenziali nelle quali adempie i suoi piani servendosi degli uomini. La storia, soprattutto di elezioni particolari, è segnata dagli interventi di Dio, anche se, soprattutto oggi ed in riferimento a personalità di altissimo valore morale e religioso, tutto questo viene spesso messo in discussione con grave scandalo dei semplici e dei timorati di Dio. P. Angelo Sardone

La vocazione di Samuele

«Parla, perché il tuo servo ti ascolta» (1 Sam 3,10). Svezzato e condotto da Anna al tempio di Silo, dove si trovava l’Arca di Dio, il piccolo Samuele entra a servizio del Signore sotto la guida del sacerdote Eli. Si compie così il voto che la mamma aveva solennemente fatto al Signore nella richiesta di un figlio per il suo grembo sterile. Una notte, mentre tutto tace ed il piccolo dorme, si ode la voce che chiama «Samuele, Samuele». Pensando che sia Eli a chiamarlo il piccolo corre da lui. E ciò per due volte sentendosi ripetere «Non sono io che ti chiamo». Poiché per la terza volta si ripete la voce e la corsa, Eli comprende che è il Signore che sta chiamando il ragazzo, nonostante che egli non lo conosca ancora e dato che in quei tempi la Parola di Dio era molto rara. Lo mette in guardia suggerendogli semplicemente di rispondere «Parla perché il tuo servo ti ascolta». Si spiega così la chiamata di Samuele al profetismo. Nel corso della storia questo quadretto è divenuto il prototipo della vocazione sacerdotale e religiosa. Per esso sono state scritte tantissime pagine di commento e si propone ogni volta che si intraprende un cammino di discernimento vocazionale. Anche i nostri tempi sono difficoltosi e nonostante il Signore parli stanno diventando sempre meno le risposte. La vocazione di Samuele in un certo senso già preordinata prima ancora della sua nascita, si realizza nel tempio, il luogo sacro dove sta accanto al Signore ed è più facile cogliere la sua voce. È importante la mediazione sacerdotale dei diversi Eli di oggi che sappiano sapientemente e prudentemente cogliere il senso della vera chiamata ed indurre colui che l’ha ricevuto a disporsi con libertà e sollecitudine nell’accoglienza. P. Angelo Sardone

Il figlio strappato a Dio con la preghiera

«Signore degli eserciti, se darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita» (1Sam 1,11). Levatasi dalla sua prostrazione e dalla profonda amarezza che la relegava come tra le trascurate da Dio, nel tempio di Silo Anna prorompe in pianto ed eleva al Signore la sua accorata preghiera. Il suo dire, incompreso anche dal sacerdote Eli che la ritiene ubriaca, è profondo: nel suo cuore si mescolano fede ardente ed amarezza straziante. Eppure vince l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio al quale strappa il dono di un figlio mediante la formulazione di un voto: «se mi darai un figlio, egli apparterrà a Te per tutti i giorni della sua vita. Sarà un nazireo, un consacrato a Te!». Una caratteristica fondamentale per il “nazireo”, che poteva essere anche una donna, era la proibizione di radersi i capelli e la barba. Ad essa si aggiungeva il fatto di non bere alcolici ed evitare cibi impuri. Tale impegno, fatta qualche eccezione, era temporaneo. Il Signore donerà ad Anna il sospirato figlio che sarà chiamato Samuele, che significa “il suo nome è El (Dio)”. Il dialogo con Dio e l’ottenimento del dono richiesto con tutte le forze, potrebbe sembrare un baratto, come se Anna avesse indotto il volere di Dio costringendolo a donargli il figlio, a concederle la gioia della maternità, rendendoselo propizio con l’impegno della restituzione. Tante volte funziona anche così. Sta di fatto che il Signore è fedele al suo impegno ed altrettanto lo è Anna che si distacca dal figlio, lo porta al tempio e lo consegna al sacerdote. P. Angelo Sardone

Le Polizzine di Gesù Bambino

Chiedo cortesemente di leggere con attenzione. Se qualcuno desidera ricevere la Polizzina di Gesù Bambino 2022 per sè o per altri (famiglia o amici), su supporto informatico da poter tenere sempre presente (fronte e retro) sul proprio cellulare, è pregato di comunicarmelo tempestivamente indicando eventualmente il numero di copie, tenendo conto che ognuna è diversa dall’altra e mandando il suo recapito di cellulare. Provvederò ad inviarla attraverso whatsapp. Coloro che invece fanno parte di un gruppo dell’Unione di preghiera per le vocazioni nella propria parrocchia, potranno riceverla in formato cartaceo dal parroco o dal responsabile dal momento che provvederò quanto prima ad inviarne un certo numero di copie indicatomi dai responsabili. Cosa sia la Polizzina è spiegato nella slide che accompagna questo comunicato. Per comunicare servirsi dell’indirizzo e-mail: upv.ics@rcj.org

P. Angelo Sardone

«Non sono forse io per te meglio di dieci figli?» (1Sam 1,8).

La Sacra Scrittura spesso riporta avvenimenti di carattere familiare che però hanno grande importanza nell’intero piano della salvezza. È il caso della storia di Anna, la mamma del profeta Samuele e della sua vicenda profondamente umana legata alla sterilità, alla sua prostrazione psicologica ed affettiva ed ai soprusi subiti da Pennina, l’altra moglie di suo marito Elkana, che faceva sentire la sua indiscussa supremazia affettiva e la valenza sociale proprio perché era prolifica. Nella mentalità ebraica la sterilità era considerata una sorta di maledizione di Dio. Sono diverse le esperienze riportate dalla Bibbia. Anna piange, non mangia è rinchiusa nella sua tristezza. Il marito, dolce e comprensivo, risponde con una serie di domande nel tentativo di una efficace consolazione. Le dice con che lui può valere per lei più di dieci figli, tanto grande è il suo amore, la sua comprensione, il suo appagamento, nonostante tutto. Ma ciò non basta alla donna che si vede privata della maternità, prima e fondamentale sua vocazione. Il resto della storia racconta che Anna non continuerà più a piangersi addosso ma guarderà avanti con fiducia fino a strappare a Dio il dono di un figlio con la preghiera ed il voto di nazireato. Queste situazioni si ripetono nel mondo di oggi laddove a spose prolifiche si alternano spose sterili con tutte le conseguenze psicologiche, umane ed anche spirituali. Quanto è importante la presenza di un marito comprensivo, affettuoso che colma il vuoto con la sua dedizione ed il suo intenso affetto. P. Angelo Sardone

Il Battesimo di Gesù. Il nostro battesimo

«Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, vi ha liberato dal peccato e vi ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo» (Liturgia del Battesimo). Il fondamento di tutta la vita cristiana è costituito dal Sacramento del Battesimo, porta d’ingresso nella vita spirituale, lavacro di rigenerazione mediante l’acqua e la Parola. L’etimologia del termine richiama il verbo greco «baptizo» che significa “mi tuffo”, “mi immergo” e fa riferimento esplicito all’immersione, attraverso l‘acqua, nel mistero della morte di Cristo dalla quale si rinasce come nuove creature. Il Vecchio Testamento o Antica Alleanza che contiene molteplici sue prefigurazioni, si realizza pienamente in Gesù Cristo il quale, all’inizio della sua vita pubblica, si fa battezzare nel fiume Giordano da Giovanni che, proprio per l’esercizio di questo ministero, viene detto “battezzatore” o Battista. Il suo battesimo, pratica penitenziale destinata ai peccatori, nel caso di Gesù, manifesta l’abbassamento del Messia e nello stesso tempo la discesa su di Lui dello Spirito Santo, inizio della nuova creazione, e   l’iniziativa del Padre che lo addita come Figlio prediletto. Dal costato trafitto di Cristo sulla croce, sgorgarono sangue ed acqua, segno dell’Eucaristia e del Battesimo: da allora con essi si “nasce dall’acqua e dallo Spirito”. Il giorno del Battesimo si nasce una seconda volta alla vita spirituale, si diventa cristiani, cioè seguaci di Gesù Cristo, viene cancellato il peccato originale e si entra a far parte della Chiesa, la grande famiglia dei figli di Dio. Ricordi il giorno quando sei stato battezzato? Se non lo sai, fa’ una ricerca e appunta bene anche nel cuore quella data: è l’inizio della tua nuova vita, quella che non avrà mai fine. P. Angelo Sardone

Il vero amore di Dio

«In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio» (1Gv 4,10). Dopo aver indicato uno dei nomi propri di Dio, «Amore» ed aver specificato che il vero amore fraterno viene da Dio e fa rimanere in Dio, l’Apostolo Giovanni rivela in che cosa consista e come si è manifestato questo amore anche sul piano storico. A causa del peccato gli uomini sono privi dell’amore di Dio ed incapaci di manifestarlo fino in fondo. Per questo Dio, sin dai primordi della storia umana ha preso l’iniziativa della manifestazione del suo grande amore inviando il suo Figlio, l’unico, l’amato, nel mistero dell’Incarnazione e poi della Redenzione. Nello stesso tempo l’iniziativa divina ha reso gli uomini capaci di amare. La dimensione di questo amore è davvero eccezionale: senza Gesù Cristo gli uomini non avrebbero mai conosciuto la grandezza dell’amore di Dio né tanto meno avrebbero mai beneficiato dell’iniziativa salvifica divina. Dio continua ad amarci provvedendo alle nostre necessità, manifestando la sua presenza negli avvenimenti, garantendo l’efficacia dei suoi interventi attraverso la grazia santificante che proviene dai Sacramenti e dalla Chiesa. Non sempre gli uomini si allineano con questa dimensione che rimane misteriosa soprattutto quando si sperimentano situazioni che sono in netta contraddizione con l’espressione di bene come la salute, l’integrità fisica, il benessere, la pace. La crescita nella fede, anche se talora dura e vacillante, apre il cuore e la mente a specchiarsi in un Dio che rimane comunque, come dice Karl Rahner il «totalmente altro». P. Angelo Sardone

Fatti e verità per un autentico amore

«Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1Gv 3,18). Nella letteratura e nell’insegnamento giovanneo, l’amore fraterno e generoso è il precetto ricorrente dell’annunzio cristiano che si forgia a partire dal medesimo amore che Dio ha per gli uomini. Un modo col quale si rappresenta l’odio del mondo nei confronti dei cristiani è l’uccisione di Abele il giusto da parte di suo fratello Caino. A ciò si contrappone l’amore di Cristo che volontariamente ha offerto se stesso con la sua carne nel martirio della croce, per dimostrare la grandezza dell’amore di Dio. Il mondo, anche quello attuale, non conosce i figli di Dio e per questo li odia e li perseguita. A volte si pensa che le persecuzioni siano relegate ai tempi dei Romani ed alla lunga lista dei martiri. Ma i martiri moderni sono altrettanto numerosi come quelli antichi. Si passa dalla morte alla vita quando si ama il proprio fratello e questo amore è il segno del possesso della vita eterna. Dare allora la vita per le persone che si amano, a cominciare da Dio, rappresenta la manifestazione più alta dell’amore, quale sacrificio supremo di sé. Queste verità sono la base operativa della fede cristiana. Quanta retorica in ambiente cristiano circola dietro simili affermazioni. Molte volte l’amore è un semplice tornaconto; talora, come succedeva ai tempi di S. Giovanni con i maestri dell’errore, ci si risolve ad essere venditori di parole effimere, sentimentali che producono solo una carezza momentanea ed un profumo passeggero, proprio al contrario dei fatti e della verità. P. Angelo Sardone