Prodigiosa liberazione dalle catene

«Li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia» (At 16,23). Una questione di ordine privato, una schiava con potere divinatorio che faceva guadagnare denaro ai suoi padroni, che grida dietro Paolo e da lui è messa a tacere, diviene il pretesto di disordine pubblico e sovversivo suscitato dai padroni che vedevano così messo a repentaglio il loro guadagno. Trascinati dinanzi all’autorità costituita Paolo e Sila sono prima bastonati, poi tradotti in carcere ed affidati al custode che scrupolosamente assicura ai ceppi i loro piedi. Mentre verso mezzanotte erano in preghiera e cantavano inni a Dio sotto gli occhi degli altri prigionieri, un terremoto improvviso fece aprire le porte e cadere le catene di tutti. La buona guardia richiesta al carceriere era stata infranta da un evento non previsto, tanto da metterlo nell’angoscia ed addirittura fargli tentare il suicidio. Lo scrupolo e la paura erano davvero grandi. Ci volle il deciso intervento di Paolo per indurlo a non fare nulla di quanto aveva in animo. La sua parola lo indusse a chiedere ed a ricevere il Battesimo per sé e la sua famiglia. La potenza della Parola di Dio non si ferma dinanzi a nulla. Il compimento del proprio dovere tante volte spinge uomini e donne coerenti e ligi agli impegni presi, a farsi anche del male, consapevoli di essere venuti meno al proprio impegno. L’aiuto illuminante che viene dal buonsenso e dalla Parola annunciata, induce a riflettere e addirittura a farsi carico delle esigenze e dei bisogni degli altri. Ciò produce tanta gioia ed un beneficio oltremodo superiore al compenso per il compimento del proprio dovere. P. Angelo Sardone

Le donne greche evangelizzate da S. Paolo

«Dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite» (At 16,13). Con il secondo viaggio missionario, Paolo, giunto in Grecia, comincia l’evangelizzazione dell’Europa. Obbedendo un’ingiunzione diretta dello Spirito, si sta dirigendo in Macedonia, a partire dal primo distretto, la città di Filippi grande centro commerciale e militare che dal 31 era diventata colonia romana. Come al solito, compie la sua evangelizzazione di sabato, il giorno nel quale i Giudei si radunavano per la preghiera. Lungo il fiume rivolge la sua parola alle donne che si erano riunite, probabilmente radunate da Lidia, una venditrice di porpora, riunione forse non approvata dalla sinagoga locale. Lidia proveniva da Tiatira e credeva in Dio. Fu convertita alla fede da Paolo al quale aprì le porte della sua casa dopo essere stata battezzata insieme con quelli della sua famiglia. Contrariamente a quanto si possa pensare circa una sorta di misoginìa attribuita a S. Paolo, la sua predicazione raggiunge direttamente le donne che allora, come oggi, erano numerose e disponibili all’ascolto. Il loro atteggiamento e la testimonianza concreta di Lidia, sortirà un effetto positivo nell’impalcatura e nell’efficacia dell’evangelizzazione. A seguito dell’insistente invito della neo convertita a fermarsi a casa sua, Paolo accetta e condivide l’accoglienza ed il calore di questa famiglia. La storia paolina si ripete puntualmente anche oggi: io stesso che spesso sono in missione vocazionale in forza del carisma rogazionista, posso testimoniare quanto sia valido e fruttuoso ai fini di una efficace evangelizzazione, l’apporto di donne intelligenti che vedono nel sacerdote il mediatore della grazia e della conoscenza di Cristo. P. Angelo Sardone

Nuovi collaboratori di S.Paolo

«Parve bene di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: erano Giuda Barsabba, e Sila» (At 15,22). Barnaba e Paolo avevano partecipato al Concilio di Gerusalemme esponendo la questione della circoncisione che ad Antiochia di Siria aveva creato malumore e difficoltà tra i nuovi credenti e i Giudei convertiti. La qualificata assise aveva analizzato e discusso il problema e si era fatta carico non solo di stilare una lettera apostolica ma anche di inviare ad Antiochia insieme con i due missionari Paolo e Barnaba, due esponenti qualificati per grande autorità tra i fratelli: Giuda detto Barsabba e Sila. Del primo, oltre questa menzione, non si sa nulla. Il secondo, diventerà uno dei collaboratori e compagno di Paolo al posto di Barnaba. Essi avrebbero integrato a voce quanto stabilito dallo Spirito Santo, dagli Apostoli e dagli Anziani della Chiesa di Gerusalemme. La Chiesa si muove sui passi della chiarezza e della condivisione. Partendo dal luogo-simbolo del processo di fede cristiana, gli incaricati diretti degli Apostoli sono emissari dei provvedimenti con l’autorità dello scritto e la capacità dialettica della presentazione e chiarificazione dei provvedimenti. Dentro questi criteri è contenuta la prassi che da allora in poi vige nella Chiesa universale, a partire da Roma, dove, subito dopo Antiochia, l’apostolo Pietro fisserà la sua dimora. Il novello Pietro che oggi si chiama Francesco, con la sua apostolica autorità regge la Chiesa di Dio, senza usurpazioni o inganni di sorta, con buona pace dei suoi denigratori. P. Angelo Sardone

Sintesi liturgica VI domenica di Pasqua

VIª Domenica di Pasqua. La lettera degli Apostoli e degli anziani radunati a Gerusalemme nel primo Concilio della storia, è diretta ai cristiani provenienti dal paganesimo. È autorevole e chiarificatrice: non c’è alcun obbligo al di fuori di cose necessarie. Le disposizioni asseriscono l’astensione da carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. L’osservanza della Parola di Gesù è garanzia della presenza sua e del Padre, nel cuore e nella vita dei cristiani. Lo Spirito Santo a suo tempo insegnerà ogni cosa e ricorderà quanto detto dal Maestro: si evidenzia così la dimensione trinitaria, propria della vita e della fede cristiana. La pace donata da Gesù toglie dal cuore il timore ed il turbamento. La città santa, la nuova Gerusalemme che scende dal cielo, risplende della gloria di Dio e dell’Agnello, cioè Cristo. La struttura comprende alte mura, dodici porte e relativi basamenti che riportano i nomi dei dodici Apostoli. La sua luce è la gloria di Dio, la sua lampada, l’Agnello. P. Angelo Sardone

Si aggiunge Timoteo

«Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero» (At 16,4). Terminato il Concilio di Gerusalemme Paolo riprende il suo cammino missionario con un secondo viaggio. Ad accompagnarlo nella visita alle comunità già avviate, questa volta è Sila uno dei dirigenti della Chiesa di Gerusalemme. Il tragitto avviene non per mare ma per terra. A Listra, una città dell’odierna Turchia, si accompagna a loro Timoteo, figlio di madre giudea e padre greco convertito da Paolo probabilmente nel precedente passaggio. Per non avere problemi con i Giudei, Paolo lo fece circoncidere. Egli diventerà uno dei discepoli prediletti e principali collaboratori dell’Apostolo. Lungo il cammino, fedele alle conclusioni del Concilio, Paolo le trasmette per placare gli animi e rendere operative le decisioni prese a Gerusalemme perché fossero osservate. L’evangelizzazione si colora di nuove presenze e dinamismi operativi condotti dallo Spirito. La preoccupazione di Paolo è quella di rendere partecipi i nuovi cristiani della libertà che lo Spirito concede loro nell’adesione alla fede. L’impostazione della fede cristiana, pur tenendo conto di tutta l’impalcatura del vecchio Testamento, deve ora camminare con gli insegnamenti di Gesù. È molto importante che le decisioni prese in ambito comunitario e sinodale come un Concilio, siano non solo trasmesse, ma anche e soprattutto osservate. Nei tempi moderni il Concilio Vaticano II probabilmente deve essere ancora conosciuto del tutto ed assorbito nella sua eccezionale valenza di attualità per il cammino della Chiesa. P. Angelo Sardone

Le risoluzioni canoniche

«Alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi» (At 15,24). Il concilio di Gerusalemme si conclude con alcune indicazioni che sono trasmesse tramite una lettera ufficiale. Dopo gli interventi dei due missionari Paolo e Barnaba, di Pietro e di Giacomo, capo della chiesa di Gerusalemme, si giunge alle determinazioni. Non bisogna imporre nulla ai pagani convertiti al cristianesimo se non l’astensione dagli idoli e dagli animali soffocati, dalle unioni illegittime e dalla fornicazione. Con questi elementi essenziali si evitava di urtare gli Ebrei convertiti che erano ancorati alla legge di Mosé, per favorire la mutua unione nella comunità, soprattutto nelle assemblee liturgiche. Le determinazioni erano state formulate con la piena consapevolezza di essere guidati dallo Spirito Santo, dalla recente esperienza pasquale degli apostoli, vera autorità a Gerusalemme e dagli anziani. Tutto ciò esprimeva anche buonsenso e intelligente accomodamento con i pagani convertiti che non avrebbero compreso la radicalitá delle scelte ebree e così si sarebbero facilmente adattati in un clima sereno. Di fatto, quando fu letta la lettera nella comunità di Antiochia, le reazioni furono molto positive e portarono grande gioia. Quando si agisce senza la licenza dell’autorità costituita, si rischia di diventare esagerati, parziali, intraprendenti ed imprudenti. Non sempre le formulazioni sono coerenti con l’accoglienza e si tramutano in divisioni che, soprattutto agli inizi, sono sempre nocivi. È meglio attendere quanto la Chiesa ufficiale con la sua autorità guidata dallo Spirito, propone e determina. Ieri come oggi. P. Angelo Sardone

Le decisioni del Concilio

«Ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio» (At 15,19). La questione della circoncisione tiene desta l’attenzione e la discussione nella prima Comunità cristiana di Gerusalemme. Paolo e Barnaba quivi giunti appositamente, Pietro, reduce dall’esperienza con Cornelio, il pagano convertito, Giacomo, capo della Chiesa locale, sono gli interlocutori più accreditati di quello che la Tradizione ha definito il Concilio di Gerusalemme. La questione sollevata anche dall’entusiasmo col quale i due missionari hanno raccontato le opere che Dio ha realizzato per mezzo loro, e lo stesso Pietro che ha avuto esperienza diretta, meritano una considerazione ed una condivisione che porti poi ad una decisione. La distanza tra il mondo giudeo e quello greco, richiede un’attenzione particolare per non correre il rischio di essere semplicemente, nei confronti dei nuovi venuti alla fede cristiana, impositori della pratica della circoncisione, come invece affermavano i Giudei più esigenti. La realtà della fede trasmigra in nuove culture e sensibilità che non sempre si allineano con quella dominante della Giudea. Dopo che sono stati esposti i fatti, prende la parola Pietro alludendo alla sua personale esperienza, e conclude Giacomo con una sintesi mirabile che contiene le risoluzioni necessarie, sobrie ed essenziali da attuare. Quelli che vengono alla fede cristiana non devono essere importunati. Va salvaguardato ieri come oggi e come sempre, il principio della libertà e dell’accoglienza senza pregiudizi. Il radicalismo ottuso dava e dà fastidio. Il buonsenso e la carità risultano sempre criteri saggi di sicura vittoria. P. Angelo Sardone

Il Concilio di Gerusalemme

«Ricevuti dagli Apostoli e dagli anziani, riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro» (At 15,6). Nella Chiesa antica la diversità di opinioni è determinata da un modo diverso di compiere l’evangelizzazione. I Farisei e Giudei non ammettono assolutamente che i convertiti non si assoggettino alla circoncisione. Paolo e Barnaba e non solo, invece, in base alla loro esperienza diretta ed al buonsenso, sono del parere di lasciare liberi i cristiani provenienti dal paganesimo. Siccome il dissenso è evidente e fomentato da alcuni provenienti dalla Giudea, senza magari l’avallo dei responsabili della Chiesa di Gerusalemme, i due intrepidi missionari, con alcuni altri, sollecitati dalla Chiesa antiochena e sostenuti dalla preghiera, scendono a Gerusalemme per sottoporre la questione agli Apostoli, depositari del messaggio del risorto. Lungo il percorso hanno modo di raccontare quanto era avvenuto per opera dello Spirito Santo e di raccogliere adesioni al loro operato, attraverso la loro gioia. Giunti a Gerusalemme sono ricevuti dagli Apostoli e dagli anziani che guidano la Chiesa e riferiscono le meraviglie che il Signore ha operato tramite loro tra e per i pagani. L’entusiasmo dell’accoglienza è un elemento significativo che conferma la bontà di quanto operato. Voler sottoporre la questione agli Apostoli è segno della condivisione fedele che attinge dalla solidità della dottrina. Queste esperienze si ritrovano anche oggi, quando sono condotte in maniera seria le attività di missione ed evangelizzazione. L’entusiasmo dei missionari contagia i neofiti e genera solidità di rapporti, a fronte dell’evanescenza sensitiva, piacevole e di durata temporanea. P. Angelo Sardone

S. Pasquale Baylon

«Confermarono i discepoli esortandoli a restare saldi nella fede» (At 14,22). Concluso il viaggio apostolico, Paolo e Barnaba tornano ad Antiochia di Siria: rifanno il cammino al contrario, passando per le città nelle quali avevano seminato la Parola di Dio. Il successo della loro missione è contornato da eventi straordinari ma anche da preoccupazioni e pericoli compresa la lapidazione di Paolo. Lungo il tragitto confermano i discepoli già evangelizzati, esortandoli a mantenere salda la fede ricevuta con la solidità e la perseveranza del loro impegno. La conferma è un elemento nuovo nella dinamica e didattica della predicazione oltre che un termine tipico dell’evangelizzazione del primo cristianesimo ed un compito ben preciso che, nella persona di Pietro, Gesù aveva affidato alla Chiesa come criterio di stabilità e progresso nella fede. La verità del vangelo predicato è contornata da numerose tribolazioni,una costante della vita cristiana. Nel Regno di Dio, infatti, si transita attraverso molte tribolazioni e difficoltà. Tante ne ha trovate e superate S. Pasquale Bayon (1540-1592) il francescano spagnolo che la liturgia ricorda oggi. Nato in una famiglia di umili condizioni, ben presto rivelò tendenze mistiche legate alla preghiera, imparando a leggere da solo. Entrato come converso tra i Frati Francescani della riforma alcantarina, fu addetto ad umili mansioni, avendo però sempre al centro l’Eucaristia. Non si scoraggi alcuno: il cammino della fede è serio e non è un gioco. Le tribolazioni non prevarranno se ci sarà fiducia illimitata nel Signore ed affidamento altrettanto serio a guide sagge, illuminate e competenti. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Pasquale e Pasqualina. P. Angelo Sardone

16 maggio 2044: giorno radioso e splendido

«Ministro della compassione del Buon Pastore». Queste espressioni sintetizzano mirabilmente non solo il Prefazio della Messa propria ma anche l’intera vita di S. Annibale Maria Di Francia del quale oggi si ricorda il 18° anniversario della canonizzazione. Tutto avvenne domenica 16 maggio 2004, a conclusione di un lungo cammino avviato il 1945 con l’inchiesta diocesana a Messina per verificare l’eroicità delle sue virtù. Dinanzi a migliaia di persone convenute in piazza S. Pietro da tutte le parti del mondo, S. Giovanni Paolo II lo dichiarò santo. Fu un “giorno radioso e splendido” che coronava le attese ed i desideri dei figli e figlie di S. Annibale, i Rogazionisti, le Figlie del Divino Zelo e numerosi Laici che da lui traggono ispirazione per la loro vita e vocazione. Era il pubblico e completo riconoscimento della Chiesa, della santità del canonico messinese che aveva dedicato l‘intera sua esistenza alla passione del Rogate, la preghiera e l’azione per le vocazioni ed alla carità soprattutto verso i piccoli ed i poveri sostenuto da una singolare devozione a S. Antonio di Padova. Il suo blasone nobiliare non gli aveva impedito sin dai primordi del suo sacerdozio, di farsi povero tra i poveri nel malfamato Quartiere Avignone di Messina, pezzo di terra maledetto, dove aveva ravvisato con chiarezza, la verità e l’attuazione delle parole evangeliche sulle turbe abbandonate e sfinite come pecore senza pastore. Proprio per esse Gesù aveva comandato la preghiera per le vocazioni sintetizzata nelle parole “Rogate ergo… pregate dunque il Signore della messe”. Il suo zelo e la sua “fissazione” carismatica continuano a contagiare tanti nella Chiesa nell’impegno serio e perseverante di chiedere al Signore con fiducia la più grande delle misericordie e di diventare per primi “buoni operai del Regno”. P. Angelo Sardone