Il significato della Novena di Natale

«Li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia» (Is 56,7). Nella Tradizione della Chiesa, la novena del Natale, è certamente quella più popolare e sentita dell’intero anno liturgico. Essa intende comunicare e fornire ai fedeli le ricchezze spirituali in preparazione prossima all’evento della Natività di Gesù. La novena di nove giorni si caratterizza con l’apporto degli elementi cari alla pietà popolare. La Liturgia ufficiale della Chiesa si concentra però con particolare solennità nei giorni che vanno dal 17 al 23 dicembre con la celebrazione dei Vespri che contengono le cosiddette «antifone maggiori» che cominciano con la «O». Inoltre, come sin dall’antichità nelle chiese si rappresentava il presepio di Betlemme, con l’avvento dell’intuizione francescana del presepio di Greccio (1223), anche nelle case si usa fare il presepio coinvolgendo piccoli e grandi. Tale scelta in questi ultimi decenni è fortemente ostacolata da un formale e stucchevole rispetto nei confronti della laicità di determinati ambienti sociali, ed ancor più da una esagerata attenzione verso le altre religioni, qui in Italia, dove anche le pietre traspirano fede cristiana e cattolica. Lungi dal sembrare una cosa anacronistica, tale scelta, soprattutto durante la Novena, favorisce il contatto col mistero del Natale e stimola la riflessione e la lettura di pagine bibliche che fanno riferimento alla nascita di Gesù. Tanti Santi hanno praticato questo elemento di devozione. Sono patrimoni dell’umanità i canti «Tu scendi dalle stelle» e «Ti voglio tanto bene» di S. Alfonso M. de’ Liguori. Anche S. Annibale M. Di Francia, innamorato di Gesù Bambino, adattò la Novena di tradizione tipicamente siciliana, in una forma semplice e coinvolgente i piccoli ed i poveri, adoperando gli elementi simbolici della grotta di Betlemme, armonizzandoli con la preghiera liturgica, la pratica dei fioretti. P. Angelo Sardone

Melania Calvat: creatura del mistero e mistero di creatura

Nella notte tra il 14 ed il 15 dicembre 1904 in un quartino del Palazzo De Laurentiis dove viveva in incognito ad Altamura, moriva Melania Calvat, la veggente della Salette. La scoperta del decesso fu fatta a mezzogiorno del 15 quando il converso domenicano, domestico di mons. Carlo Giuseppe Cecchini, recatosi a portarle il pasto quotidiano, trovò l’uscio chiuso. Sfondata la porta, la donna fu trovata esanime per terra: la morte risaliva probabilmente a quasi dodici ore. Aveva 73 anni: era nata a Corps nel territorio di Grenoble in Francia il 7 novembre 1831 e si trovava ad Altamura dal 16 giugno 1904. Il 19 settembre 1846 mentre pascolava le vacche sulle montagne de La Salette insieme con Massimino Giraud, le apparve la Vergine Maria che recava sul petto i simboli della passione di Cristo, tenaglie, martello, chiodi. In un’unica apparizione si mostrò piangente, le dettò la Regola di un nuovo ordine religioso (Gli Apostoli degli ultimi tempi), e le affidò un segreto da rivelare al mondo dopo 12 anni, il 1858. Nel suo continuo esodo abbracciò la vita religiosa, assumendo il nome di Suor Maria della Croce che porterà per sempre. Soggiornò in Inghilterra, in Grecia, in Italia a Castellammare di Stabia e a Galatina. Dal 14 settembre 1897 al 2 ottobre 1898 fu anche a Messina nell’Istituto Antoniano Femminile delle Figlie del Divino Zelo, invitata ripetutamente da S. Annibale Maria Di Francia per riorganizzare e dirigere l’incipiente Comunità religiosa votata alla chiusura. Per dare una degna dimora alle sue ossa travagliate, il santo canonico messinese nel 1916 aprì nella città della Murgia un Orfanotrofio nel quale tuttora riposa il suo corpo ricoperto da un artistico monumento funerario, in attesa di un regolare processo canonico, ormai solamente storico, che dichiari l’eroicità delle sue virtù. P. Angelo Sardone

L’umile e grande riformatore del Carmelo

«Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!» (Is 45,24). Nel cammino liturgico dell’Avvento il profeta Isaia è conduttore e guida. Attraverso gli oracoli da lui riportati nel libro che da lui prende nome, nella prima e seconda parte, viene delineato un percorso di riflessione che porta all’accoglienza del mistero di Cristo il Messia. Nella polemica contro gli dei pagani è risoluta la conclusione: solamente nel Signore ci sono la giustizia e la potenza. Di esse fu grandemente innamorato uno dei Santi Carmelitani più celebri per la vita e la sua opera, il mistico S. Giovanni della Croce (1540-1591). Entrato nel Carmelo fu ordinato sacerdote a 27 anni e coinvolto nell’opera riformatrice da Teresa di Avila, alla quale si deve la riforma radicale del Carmelo con l’avvio dei cosiddetti «Carmelitani Scalzi». Conquistato dalle profonde indicazioni della grande Teresa ed anch’egli mistico, percorse uno straordinario itinerario di santificazione avvalorato anche dalla grande sofferenza di una ingiusta condanna e dal carcere subito per nove mesi, per essere stato giudicato frate ribelle e disobbediente. Proprio durante questa cattività ebbe l’ispirazione a comporre la maggior parte delle sue opere di spiritualità, (il Cantico Spirituale, la Salita al Monte Carmelo, la Notte Oscura), frutto della sua esperienza ascetica e mistica, che lo hanno reso uno dei più grandi e citati dottori della Chiesa. S. Annibale M. Di Francia aveva una grande devozione nei suoi confronti: aveva letto le sue opere e spesso le citava, ispirandosi al suo cammino di santità, fino ad imporsi il nome di Fra Giovanni Maria della Croce il 30 agosto 1889 a Napoli, quando divenne terziario carmelitano, professando la Regola Carmelitana. P. Angelo Sardone

Santa Lucia, la martire protettrice della vista

«Beata la vergine che ha imitato il Signore, sposo delle vergini e principe dei martiri» (Antifona d’ingresso). La liturgia celebra oggi S. Lucia, vergine e martire del III sec., una delle sante più note al mondo, il cui culto è diffuso universalmente ed è menzionata con altre 6 donne nel Canone Romano. Il suo nome evoca la luce. La tradizione l’accosta all’altra grande martire siciliana Agata per via del miracolo da lei operato nei confronti della madre Eutichia. Interessanti note biografiche sono riscontrabili nella «Passio», un testo che racconta la sua passione e la sua morte. Ricca e di rara bellezza, si consacrò a Dio in maniera segreta col voto di perpetua verginità, pur essendo stata promessa sposa. Il pretendente si vendicò accusandola e traducendola davanti al tribunale romano che le commise enormi supplizi tra cui la pena del postrìbolo (luogo infame per prostitute), il fuoco ed infine la decapitazione. Il culto di S. Lucia si diffuse a partire dal Medioevo, particolarmente come patrona degli occhi, raffigurata con in mano un piattino sul quale sono riposti i suoi occhi. Probabilmente tutto questo è derivato dal suo stesso nome che richiama la luce. I Santi contemplano Dio, sono stimolo in tutti i tempi a raggiungere la statura di Cristo si dimostrano amici ed intercessori accompagnando il cammino dei cristiani con la preghiera e il patrocinio per ottenere specifiche grazie, come per S. Lucia, per conservare la vista non solo degli occhi, ma soprattutto quella del cuore e della fede. Auguri a tutte coloro che portano il nome di Lucia, perché siano davvero testimoni e diffusori della luce di Gesù Cristo. P. Angelo Sardone

La stella dell’Emmanuele

«Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17).
Sono frequenti e poetiche le immagini di cui la Liturgia si serve, sulla base della Sacra Scrittura, per evidenziare l’importanza del tempo di Avvento, non solo come rievocazione del passato e della prima venuta nella carne di Gesù, il Salvatore, ma anche e soprattutto come «kairos», cioè tempo favorevole e di salvezza attuale. Deve essere somma l’attenzione da prestare all’ascolto ed alla lettura della simbologia biblica e liturgica. Uno degli elementi simbolici che caratterizzano il Natale e permettono una rilettura messianica, è la stella di cui fa menzione il Vangelo di Matteo. Ancora prima di lui ne parla il vaticinio del veggente Balaam, il quale nonostante sia definito «maestro di falsa dottrina» (2Pt 2,16), pronunzia oracoli di benedizione per Israele. La stella è l’assoluto in altezza al di sotto del trono di Jawhè ed il colmo dell’ambizione umana. Al di là della stella in quanto astro lucente, secondo gli esegeti, in particolare il card. Ravasi, la traduzione antica del frammento ebraico in lingua aramaica è: «Un re spunta da Giacobbe». La stella è dunque il re Messia che verrà e che l’Apocalisse definisce «stella radiosa del mattino» (Apc 22,16). Quanto è importante e formativa una lettura approfondita e non superficiale delle pagine bibliche per comprendere al meglio ciò che celebriamo ed il corredo apposto all’evento! La stella è dunque non solo l’astro che emette luce ed indica il cammino nella strada buia, ma anche e soprattutto Gesù Cristo che con la sua luce riscalda ed indica la via anche in pieno giorno. P. Angelo Sardone

Le cose passate e le cose nuove

«Se tu avessi prestato attenzione ai miei comandi!» (Is 48,18). La storia del popolo d’Israele, incredulo e tante volte ribelle, contiene ripetuti appelli del Signore al pentimento ed alla conversione che la letteratura biblica chiama «cose passate». Ora con un ennesimo oracolo il Signore annunzia «cose nuove», cioè la liberazione che sta per compiere e che darà onore al suo nome. Nonostante il cuore indurito e la dura cervice degli Ebrei, Dio non ha rigettato il suo popolo; più volte lo ha indotto a guardare indietro e ad osservare i comandi già ricevuti, considerando come il suo destino sarebbe stato molto diverso che avesse prestato attenzione e dato ascolto a quanto comunicato non in segreto, ma apertamente soprattutto attraverso i profeti. Infine l’affermazione perentoria di Dio: «Io ti insegno per il tuo bene e ti guido sulla strada giusta». L’ascolto della sua Parola e l’attenzione a tradurla nella pratica porterà tanto benessere materiale ed una progenie incalcolabile come la sabbia. La parola di speranza tipica dell’Avvento diviene chiara e luminosa constatazione della bontà di Dio che non si stanca mai e dell’indolenza propria dell’uomo che facilmente dimentica quanto ha ricevuto preferendo nascondersi dietro l’illusione momentanea e l’allettamento delle chimere e delle evanescenti meteore per vivere alla giornata e godere del tutto e subito. I cristiani sembrano non essere da meno dell’antico popolo di Israele, soprattutto quando non dimostrano un’ossatura adeguata di cuore e di vita ed hanno gli occhi tarpati che non consentono loro di vedere né indietro per rendersi conto di quanto di buono hanno ricevuto, né tanto meno in avanti per carpire i doni provvidenziali che Dio loro riserva. P. Angelo Sardone

Solennità dell’Immacolata

«Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). Oggi si celebra la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Sin dalle prime pagine della Scrittura, a seguito del peccato originale da parte di Adamo ed Eva, nella sua bontà misericordiosa Dio dispone la salvezza attraverso suo Figlio Gesù che nascerà da una donna. Ciò si definisce «protoevangelo», cioè primo annunzio del Vangelo. L’immagine biblica evoca l’eterna lotta che da allora in poi ci sarà tra Satana e la nuova Eva, la Vergine Maria che schiaccerà la testa al serpente, cioè il demonio. L’iconografia più comune dell’Immacolata rappresenta Maria di Nazaret proprio nell’atto di schiacciare la testa. Solo una donna resa da Dio Immacolata, cioè senza macchia alcuna di peccato sin dall’atto del suo concepimento in vista del Figlio, la «piena di grazia» (Lc 1,28), poteva generare l’autore della vita. Il singolare ed unico privilegio riservato alla più grande e bella creatura umana, che si tramuta in grande dono per l’intera umanità, scaturito dal primato assoluto di Cristo, fu difeso dal francescano il beato Giovanni Duns Scoto all’inizio del 1307. La Chiesa, con il beato Pio IX dopo secoli interi di acclarata venerazione per Maria sotto il titolo di Immacolata, l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus proclamò verità rivelata dall’alto e proposta a credere, il dogma dell’Immacolata Concezione. La conferma della veridicità di questa solenne affermazione venne dall’Alto quattro anni dopo a Lourdes, quando a Bernardetta Soubirous, adolescente assolutamente ignara della grandiosità dell’affermazione pontificia la Vergine dichiarò: «Io sono l’Immacolata Concezione». Auguri a tutte coloro che portano il bellissimo nome di Concetta e Immacolata. P. Angelo Sardone