Solo il Signore conosce il cuore di ogni uomo. Egli lo scandaglia nella sua misteriosa profondità, si inoltra nelle recondite ed inaccessibili vie che portano al suo centro. Lo penetra e lo riempie con la ricchezza dei suoi doni e del suo amore. Gli fa gustare la dolcezza della sua presenza e la beatitudine che si gode nello stare con Lui. Mentre l’uomo guarda ciò che è esterno, valuta ed apprezza ciò che appare, si incanta dinanzi all’effimero, Dio guarda il cuore, vede anche un minimo pensiero e valuta ogni piccolo gesto. L’amore per il proprio simile donato e ricambiato dalla persona amata, per quanto possa essere profondo, completo e duraturo e rispondere al legame naturale della carne e del sangue, non potrà mai eguagliare «l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza». (Ef 3, 18). L’amore, infatti, nutre con la verità della conoscenza e la pienezza della sua comprensione. Il modo di agire di Dio è come un gioco di amore, sta “cuore a cuore” ed offre con generosità fedeltà e misericordia infinita; la durata del suo amore è l’eternità. Per quanto possa essere naturale amare, pure si impara dalla scuola della vita e della fede a coltivare l’amore, a renderlo stabile, a liberarlo dai condizionamenti e dagli egoismi, a farne l’ideale della propria esistenza e del proprio impegno. Dio nutre l’uomo con la ricchezza del suo amore e gli chiede di ricambiarlo attraverso la condivisione con gli altri, fino al gesto supremo di dare la vita: «Non esiste amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Non si tratta semplicemente di gesti eroici che peraltro non sono alla portata di tutti, ma di un insegnamento di vita da apprendere e tradurre ogni giorno nella dinamica del rapporto con Dio e con gli altri. Non è una sorta di melliflua capacità di amare, spesso confusa con una proiezione all’esterno delle proprie esigenze e bisogni, ma una vera e propria crescita nella verità del proprio essere e del proprio agire. Dare la vita è un impegno, una risoluzione, una costante del pensiero e dell’azione del cristiano per vivere evangelicamente ogni giorno le opportunità che Dio gli dona per crescere e dare senso alla propria esistenza. Le situazioni ed i condizionamenti della vita, soprattutto in alcune fasi storiche critiche come quella attuale, di sofferenza e di preoccupazioni, possono fare aprire gli occhi ed il cuore alla comprensione di queste realtà. Esse non sono elaborate dal cervello con una sterile considerazione filosofica, ma trovano nella profondità del cuore dove convivono e coesistono affetti e sentimenti, una fonte, una luce ed uno stimolo efficace. Uno dei padri della letteratura italiana, Francesco Petrarca l’aveva dichiarato: «Amor con amor si paga, chi con amor non paga, degno di amar non è». L’aulica citazione vuole essere uno stimolo al cuore ed alla mente per comprendere la grandezza e la profondità dell’amore onde realizzarlo fino in fondo nei confronti di Dio e del prossimo. Non può esprimersi solo in mera filantropia, cioè in un sentimento umano di solidarietà nei confronti degli altri che condividono la stessa situazione di crisi e che cercano nel sostegno reciproco, un’ancora di salvezza per le miserie morali e materiali, ma in una decisa volontà di comprendere e condividere le ragioni dell’altro, di sentire la pena dell’altro come pena personale, di non avvertire l’uomo come nemico, avversario da ingannare con mille ingegnose astuzie, ma di pensarlo un altro “se stesso” da comprendere, aiutare, amare. Con la parola, con i mezzi spirituali e materiali, con la vicinanza ed il sostegno, se occorre, con il dono della propria vita. Questo è il Vangelo insegnatoci da Cristo. P. Angelo Sardone