«Ti ordino di conservare senza macchia ed irreprensibile il comandamento fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. (1Tim 6,14-15). A conclusione della sua lettera S. Paolo confermando il grande affetto e la sua stima per Timoteo, mentre ribadisce l’esigenza di trasmettere il Vangelo in maniera corretta, gli dà l’ordine perentorio di conservare la serie dei comandamenti che ha illustrato nel corso della trattazione ed in particolare il comandamento dell’amore. Il deposito della fede deve essere il contenuto della predicazione e della catechesi da conservare, annunciare e illustrare. Non si tratta di un precetto particolare, ma dell’insieme dei precetti che costituiscono l’ideale della vita cristiana, il «deposito, la sana dottrina, la tradizione». Sono gli elementi posti a base della dottrina e della prassi conseguente. L’uomo di Dio deve praticare la giustizia, la pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mitezza che si contrappongono ai vizi dei falsi maestri prima menzionati. La vita cristiana autentica necessita di queste virtù: esse devono superare le regole normali di un buon comportamento, divenendo come un tesoro da osservare e conservare. Timoteo è invitato a prendere come esempio Gesù Cristo la cui testimonianza è stata ferma nel corso del processo subito e si manifesterà ancor più nel suo ritorno glorioso. Queste norme di vita pastorale sono indispensabili non solo per i presbiteri chiamati a testimoniarle con la vita, ma anche per i cristiani comuni depositari di un dono di fede che soprattutto oggi va difeso ed annunziato con fermezza e convinto coraggio. P. Angelo Sardone