«Vi diedi una terra che non avevate lavorato, città che non avete costruito e frutti di vigne e oliveti che non avete piantato» (Gs 24,13). Nel corso dell’Assemblea di Sichem un dato importante è costituito dalla memoria storica raccontata da Giosuè. Il condottiero subentrato a Mosè, memore delle gesta operate da Dio, alcune delle quali da lui stesso vissute, rammenta al popolo la dovuta comprensione dei molteplici interventi di Jahwé perché il popolo possa raggiungere la Terra promessa. Tende inoltre a verificare i fatti non come frutto dell’impegno politico e guerriero del popolo e dei capi, ma come dono esclusivo di Dio e del patto stipulato con Israele. Partendo dai tempi antichi e da Terach, padre di Abramo quando ancora dimorava nella terra dei grandi fiumi della Mesopotamia e serviva altri dei, Giosuè enumera l’opera di Dio con Abramo, Isacco, Giacobbe ed Esaù, la cattività egiziana. Riconosce Mosè ed Aronne come i predestinati da Dio per l’esodo dalla schiavitù, la permanenza nel deserto e l’ingresso nella terra degli Amorrei, fino a Gerico. Il potere di Dio ha vinto tutti i popoli perchè cedessero il loro territorio al popolo le cui radici sono in Dio. Il Signore dimostra così che è tutta opera sua: è Lui che ha favorito l’insediamento del popolo d’Israele in una terra già lavorata, in città precedentemente costruite con vigne ed oliveti già piantati e coltivati. Israele comprende la lezione e non esita a dare il proprio completo assenso al Dio “sabaoth” vincitore delle schiere. Non si può e non si deve perdere mai la memoria storica e provvidenziale di quanto il Signore ha operato e continua a fare ogni giorno per ciascuno! P. Angelo Sardone