«Mosè stese la mano sul mare; le acque si divisero» (Es 14,21). Il passaggio del Mar Rosso è un evento straordinario che il Signore opera per attuare la liberazione definitiva del popolo d’Israele dall’Egitto. La morte dei primogeniti aveva convinto il Faraone a lasciare andare gli Ebrei e liberarsi di loro, vista la tragedia che si era abbattuta sul suo popolo, colpendo direttamente anche la sua famiglia. Ma come le altre volte si pentì e cercò di correre ai ripari inviando il suo esercito con carri e cavalieri. Intanto per ordine del Signore, Mosè levò il suo bastone sulle acque del Mar Rosso ed esse si aprirono con un argine come un muro a destra e sinistra rendendo asciutto e percorribile il terreno. Gli Israeliti lo passaronomentrei cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono travolti dalle acque del mare che si ricomposero al comando di Mosè. Non ne scampò neppure uno. Gli studiosi affermano che non è possibile determinare il luogo ed il modo di questo grande avvenimento che ai testimoni apparve come un intervento prodigioso di Jahwé e rientra nella fede del popolo come un punto fondamentale. Probabilmente non si tratta del golfo di Suez ma del cosiddetto “mare dei giunchi” uno dei laghi presso il mar Mediterraneo sulla costa settentrionale dell’istmo di Suez. Il battesimo cristiano si pone in analogia con questo dato biblico e significa il passaggio dalla situazione di peccato alla grazia, attraverso l’acqua che è sinonimo di liberazione e salvezza. P. Angelo Sardone