«Ricompensa coloro che perseverano in te» (Sir 36,15). Nella seconda parte del suo libro di natura didattico-sapienziale, Gesù Ben Sira inserisce una preghiera di liberazione e di rinascita di Israele. Essa rivela profondamente i sentimenti del popolo ebreo che, intorno al 190 a.C. si sta preparando alla rivolta nazionale dei Maccabei. Antecedendo l’inno conclusivo dell’intero libro, la preghiera riporta evidenti connotazioni messianiche che contrastano in un certo senso con una apparente mancata speranza nella salvezza futura. La situazione del popolo è umiliante ma tranquilla. Continua comunque a sperare in una futura liberazione, ricompensa certa alla fedeltà alla Legge, nonostante la persecuzione del re Antioco IV Epifane, eccentrico e capriccioso, che si renderà protagonista di una sanguinosa severità anche verso gli Ebrei depredando il tempio di Gerusalemme. In Israele, comunque, si manterranno isole fedeli di credenti, tra i quali più tardi potrà attecchire la predicazione di Gesù. La ricompensa è promessa ed attuata con coloro che sperano e perseverano nella fedeltà a Dio ed alla sua legge. Ricompensa e perseveranza sono termini cristiani ed evangelici che fanno parte della gestione ordinaria della vita. Sono adoperati da Cristo nella sua predicazione ed affidati alla ricezione adeguata di coloro che camminano nella via del Signore. La perseveranza tante volte è minata dalla mancanza di speranza e dalle contraddizioni della vita. La ricompensa è assicurata già nel segreto della propria coscienza e si moltiplica a dismisura in base a come con generosità, impegno e fiducia, ciascuno vive ed opera. P. Angelo Sardone