267. «Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori non potranno prevalere» (Ger 20,11). Molto spesso la vita dei profeti è un paradigma, cioè un modello di riferimento che designa nella realtà sensibile e con termini umani, una realtà ideale. Un caso eclatante è la vita e l’opera di Geremia. Uno degli estratti delle sue “confessioni”, nel quale declina la sua resa dinanzi alla seduzione da parte di Dio ed al fuoco della sua Parola contenuta nelle sue ossa, comprende un tratto che si riferisce a Cristo nel mistero della sua passione con gli oltraggi verbali e fisici subiti. Il profeta è oggetto continuo di derisione e persecuzioni a causa della franchezza del suo linguaggio e della durezza dei suoi contenuti. Vorrebbe liberarsi da tutto ciò, ribellarsi al potere divino che lo tiene come schiavo ma non vi riesce. Si sente solo ed impotente dinanzi a tanta barbaria ed ingiustizia, ma percepisce con chiarezza che il Signore in persona gli è accanto come un prode valoroso ed ha certezza che i suoi persecutori non potranno prevalere, anzi cadranno negli stessi assalti, si ritireranno e saranno vittime di una vergogna indicibile, incancellabile ed eterna.
Questi elementi tornano puntuali nel mistero della passione di Cristo, la rendono cruenta nella sofferenza morale e fisica e si risolvono con l’accettazione della volontà di Dio ed il conferimento del perdono ai suoi crocifissori. La passione di Cristo continua oggi nella vita di tanti uomini e donne che nella sofferenza, nella solitudine, nell’incomprensione, nell’insuccesso, percepiscono e sperimentano la vicinanza assoluta di Dio come arma vincente contro il nemico, sicurezza e sostegno di vita. P. Angelo Sardone