Il Signore è il nostro Dio: con Lui si respingono gli avversari e si annientano gli aggressori. Era questa la certezza dell’antico popolo di Israele nel suo cammino verso la Terra Promessa: nella più grave difficoltà comprese che non poteva confidare in sé stesso, non poteva pensare che fossero solo le armi a difenderlo e a salvarlo. E’ quanto stiamo sperimentando in questi giorni, tra paura ed ansietà, timori e speranze. L’uomo conosce il suo limite quando è con le spalle al muro, quando, impotente, soffoca in un singulto di pianto il suo dolore, quando la sua mente annebbiata e confusa non è in grado di reagire, quando si ripiega su se stesso. Nonostante tutto, però, vuole camminare. Se non può con le sue gambe, può con il cuore, con il desiderio, può col suo pensiero che oltrepassa il mare ed i monti ed in un attimo raggiunge persone e cose, ciò che davvero desidera ed ama. Il movimento del cuore verso l’esterno, è sospinto da quello più forte verso l’interno. Nella sua mente l’uomo rivaluta il buonsenso; nel più profondo di sé trova o riscopre una presenza: la propria coscienza, la traccia evidente di un Dio, che come brezza leggera, quasi una carezza d’amore, dona sollievo, rinfranca l’anima, fa comprendere che la salvezza è nella sua Parola. Occorre continuare a fidarsi di Lui. La fede in Gesù Cristo morto e risorto, non è un ripiego in tempi di caligine: è certezza di salvezza, è maturità di vita, è credibilità. Con questa fede andiamo avanti. Anche oggi. P. Angelo Sardone