«Uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce. La bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore!» (Dn 13,52.56-57). Il libro del profeta Daniele, nel penultimo suo capitolo narra la storia di una donna di rara bellezza, tale Susanna, moglie di Ioakim, a Babilonia nel tempo della deportazione. La comunità ebrea era retta dai giudici che, in quel tempo erano anziani e frequentavano la casa del ricco Ioakim. La bellezza della donna non passava inosservata e nonostante la loro età i due erano presi da una passione veemente che fece loro perdere il lume della ragione, desiderando di possederla e di giacere con lei. L’occasione fu loro propizia un mezzogiorno. Mentre faceva il bagno e le porte del giardino erano chiuse, essi si tirarono fuori da un cespuglio dietro il quale si erano nascosti, rendendole palese il nefasto proposito. Al categorico rifiuto di lei opposero furbescamente la trama di un’inaudita menzogna: avrebbero raccontato pubblicamente di averla vista concedersi ad un giovane che si era introdotto nel giardino. La condanna a morte per lei era così segnata dal responso inesorabile del popolo giudicante che, per un fatto del genere, non tergiversava. Ci volle la sapienza di Daniele, ispirata da Dio, per smascherarli con un giudizio spietato quanto vero e pesanti termini di condanna che non solo rendevano giustizia alla povera timorata da Dio, ma li svergognava, rivelando la tresca nella quale più volte avevano indotto tante donne di Israele con lo stesso marchingegno. Storia di ieri, storia di oggi. “Ne verbum quidem!” Non c’è bisogno di parole per spiegare e per capire! P. Angelo Sardone